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Derby Roma-Lazio, la sfida eterna si rinnova. Tra Mourinho e Sarri duello tattico e mentale

Tiziano Carmellini

Non sarà il redde rationem vissuto qualche volta in passato, ma il derby della Capitale ha sempre il suo senso. Un po' perché arrivaa ridosso del lungo purgatorio imposto al calcio italiano dall'incapacità di qualificarsi al primo mondiale invernale, un po' perché Roma e Lazio sono tornate a correre dopo la crisi degli ultimi anni: inoltre chi vince stasera sale al terzo posto... che non fa mai male. Le spinte positive di Mourinho da una parte e Sarri dall'altra, hanno rianimato una sfida che nella lunga storia romana ha vissuto alti e bassi accesi sempre dalla proverbiale rivalità che si vive nella Città Eterna. Romanisti e laziali che durante l'anno vivono spalla a spalla, s' incontrano, fanno cose insieme dividendosi la città più bella del mondo, durante la settimana del derby diventano rivali come mai prima. Si respira nell'aria la tensione che sale, si inizia a far caso alle piccole cose, si innescano vecchie scaramanzie ognuna delle quali ha un suo perché e una ragione di esistere: almeno per una parte della tifoseria e solo per quei giorni «maledetti». E così anche quest'anno si ripartirà da quella, dal fatto per esempio che chi ci arriva meglio in genere sbatte la faccia.

È l'allarme innescato dal portoghese che di stracittadine ne ha vissute più d'una, attento a tenere alta la tensione dei giallorossi che arrivano alla sfida di oggi col morale a mille. «Cosa pericolosissima» è il leit motive ricorrente a Trigoria: la Roma è reduce da un successo in campionato, che ha fruttato il sorpasso proprio sulla Lazio, e dalla fresca qualificazione alla seconda fase di Europa League. Insomma c'è euforia, tutto va per il verso giusto, il grande recupero di Zaniolo tornato a trascinare il gruppo e la crescita di capitan Pellegrini: due cose che hanno «nascosto» i pesanti infortuni capitati anche quest'anno e il prolungarsi del momento «no» di Abraham. Ciliegina sulla torta la Supercoppa vinta dalle giallorosse ieri a Parma contro la Juventus, cosa che ha caricato l'ambiente di nuova euforia. Di tutt'altro genere l'umore sull'altra sponda del «biondo fiume», dove c'è una Lazio ferita, tramortita dalle ultime due uscite ufficiali: il ko casalingo in campionato contro la Salernitana, ma soprattutto l'eliminazione dall'Europa League e la conseguente «discesa» in Conference. Sì, proprio quella vinta lo scorso anno dalla Roma di Mourinho. Due sconfitte arrivate quando gli effetti della cura Sarri si stavano iniziando a vedere: perché questa Lazio inizia a giocare il suo calcio fatto di grandi accelerazioni, di grande qualità stilistica e di una difesa granitica: una delle migliori del campionato.

  

Però, ultime due sconfitte a parte, la cosa che ha letteralmente mandato in tilt Formello è stata la squalifica di Milinkovic arrivata per un fallo a dir poco molto discutibile nella sfida con la Salernitana (difficile pensarla diversamente). La sua assenza, aggiunta a quella di Immobile infortunato, prospettano un quadro inquietante per la tifoseria biancoceleste che non può far altro che sperare nella voglia di rivalsa e nel cuore di un gruppo comunque in crescita. E nella già citata scaramanzia. A tenere in mano la gara sarà l'arbitro Orsato (uno di personalità per dirla in maniera educata) che con il derby ha dei precedenti niente male, così come con il tecnico giallorosso Mourinho. Speriamo che per una volta il protagonista non vogliano farlo a tutti i costi lui e il suo fischietto.