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José Mourinho e la ricetta per Tirana: "Dimentichiamo la storia della Roma"

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Nella storia del calcio ha già lasciato un’impronta forte ma mercoledì prossimo a Tirana proverà a scrivere un’altra pagina, diventando il primo allenatore a vincere la Conference League. Josè Mourinho vanta in bacheca una Coppa Uefa e una Champions conquistate col Porto, un’altra Champions con l’Inter e l’Europa League del 2017 sulla panchina del Manchester United. Quattro finali, quattro vittorie. E i tifosi della Roma sperano ora che si confermi,

 

Feyenoord permettendo. «Hanno disputato 14 partite come noi e hanno superato avversarie difficili - dice a proposito degli olandesi in un’intervista a Uefa.com - Ad esempio, la semifinale con il Marsiglia, una squadra che ha una storia europea, e il Velodrome, che è uno dei posti più affascinanti e difficili in cui giocare da avversario. Puoi solo riconoscere i loro meriti». Ma la Roma non vuole lasciarsi scappare la grande chance di tornare a vincere un trofeo. «Sono un allenatore con una storia e la Roma è un grande club. Ho sentito un pò di responsabilità nel cercare di rendere la prima edizione del torneo una grande competizione. Così, a poco a poco, siamo andati a realizzare la nostra ambizione di andare il più lontano possibile. La Conference League è la nostra Champions. Questo è il livello in cui siamo, la competizione in cui stiamo giocando. Il club non raggiunge una partita come questa da molto tempo». 

Ma Mourinho chiede di «dimenticare il fatto che potremmo vincere il nostro primo trofeo. Per me, devi trattare una finale come un partita secca che porta pressione, tensione e senso di responsabilità. Dobbiamo solo pensare alla finale e all’avversario che affrontiamo, e dimenticarci la storia della Roma. Poi ovviamente sarebbe meraviglioso vincere per la città, il club e tutti noi». Il tecnico portoghese sottolinea che «le finali sono 50-50 ma faremo del nostro meglio per portarla a 51-49 per noi. Deve accadere durante la partita, non prima. Il lavoro che porta alla finale nell’arco di diversi mesi è la base per quei 90 o 120 minuti. È il giorno dei giocatori, noi siamo lì solo per dare un piccolo aiuto. Finora sono stato fortunato - riferendosi al fatto che ha sempre vinto le finali europee - I miei giocatori hanno dato il meglio nelle finali che abbiamo raggiunto. Nel momento della verità, si sono fatti trovare pronti».

 

Mou è anche il primo tecnico ad aver raggiunto tutte le finali Uefa per club. «Ogni nuovo traguardo significa più del precedente - ammette - Vincere il primo può succedere facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto. Vincere la seconda volta è più difficile della prima volta e vincere la terza volta è più difficile della seconda».

«Una cosa è raggiungere il successo e vincere in un determinato periodo di tempo, un’altra è raggiungere il successo e vincere continuamente per tutta la tua carriera», dice ancora l’allenatore giallorosso, che di smettere non ha alcuna voglia. «Non posso credere di avere 59 anni. Non posso credere di avere una carriera di 21 o 22 anni come allenatore alle spalle. Non posso dirti quando mi fermerò perché non riesco a visualizzarlo. La passione non cambia».

 

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