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Tra Roma e arbitri la guerra continua: Abisso fa scattare l'inchiesta su Calvarese

Alessandro Austini
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Un nemico in più da inizio stagione. La Roma si ritrova a difendersi da un’altra inchiesta federale, stavolta aperta in seguito alla gara pareggiata 0-0 in casa con il Genoa lo scorso 5 febbraio, con tanto di gol al 90’ annullato a Zaniolo dopo l’intervento della Var per un precedente fallo di Abraham. Il finale concitato del match, concluso con l’espulsione del nr.22 giallorosso, ha scatenato tensioni che si sono protratte nei minuti successivi al match.

Stando a quanto raccontato in un esposto presentato dall’arbitro Rosario Abisso, dopo la partita è piombato nello stanzino Gianpaolo Calvarese, il consulente ingaggiato dalla Roma per la match analysis sugli arbitraggi, chiedendo conto di quanto avesse scritto il direttore di gara sul referto a proposito del cartellino rosso estratto nei confronti di Zaniolo. La circostanza comunicata formalmente da Abisso ai vertici dell’Aia nei giorni seguenti alla partita, ha fatto immediatamente scattare l’apertura di un fascicolo da parte della Procura Arbitrale diretta da Rosario D’ Onofrio.

Dopo aver ascoltato lo stesso fischietto siciliano, che ha confermato nell’audizione quanto già raccontato nell’esposto inviato all’Aia, gli atti sono stati trasmessi alla Procura Figc che a sua volta ha aperto un’inchiesta. Allegati anche articoli di stampa che hanno ipotizzato il presunto  tentativo di Calvarese di  «rabbonire» il referto stilato da Abisso, che ha poi portato a una sola giornata di squalifica per Zaniolo.

La situazione è insolita e intricata. Al vaglio degli inquirenti federali c’è innanzitutto il ruolo di Calvarese, ingaggiato, come detto, da consulente esterno dalla Roma e non come tesserato Figc. L’ex arbitro si è dimesso dall’Aia e non può essere quindi giudicato dalla Procura Arbitrale per un’eventuale violazione del regolamento o codice etico interni (sarebbe semmai Abisso a rischiare sanzioni ma l’arbitro ha raccontato di aver liquidato in fretta il suo ex collega), tantomeno deferito ed eventualmente squalificato dalla Procura Federale. 

Verrà quindi chiesto conto alla Roma dei motivi della  presenza dell’ex fischietto - non consentita dai regolamenti - in una zona riservata ai tesserati. Solo l’addetto ufficiale agli arbitri (per i giallorossi è Vito Scala) è autorizzato a entrare nello stanzino dei direttori di gara, mentre spetta al dirigente accompagnatore della squadra ospitante (in questo caso il team manager Valerio Cardini) vigilare sulle presenze non consentite nei vari spazi interni dello stadio. La Procura Figc deve ancora informare la Roma del procedimento, probabile che vengano fissate delle audizioni. In caso di deferimento, il club di Friedkin rischia un’ammenda e i dirigenti una squalifica.
Intanto, il segnale arriva forte e chiaro ed è di natura politica. Le numerose proteste dei giallorossi in questa stagione hanno indispettito i vertici arbitrali e il primo vero intervento di Calvarese è stato subito «respinto» dal sistema. Abisso non ha chiuso un occhio, anzi, e si è voluto tutelare «denunciando» il suo ex collega. 

Ora si apre un altro fronte legale, dopo la battaglia che ha visto alla fine vincere la Roma sulla questione dell’inno suonato allo stadio dopo quello ufficiale della Lega.

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