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Tutti pazzi per il padel

Francesca Schito
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L’esplosione del padel in Italia è un fenomeno piuttosto recente anche se c’è chi già da anni sta seminando per la crescita di questo sport. Il Circolo Canottieri Aniene è stato precursore del movimento e i risultati lo dimostrano: i gialloblù hanno conquistato tutti e sette i campionati italiani finora disputati e nel loro roster possono vantare la presenza di giocatrici e giocatori del calibro di Gemma Triay, numero uno del mondo, Martin Di Nenno, numero 4 e tanti altri. A certificare ancor di più il buon lavoro fatto finora sono arrivate le convocazioni per il prossimo mondiale di padel che si giocherà in Qatar dal 15 al 21 novembre. A Doha ci saranno 5 giocatori dell’Aniene nella nazionale italiana con quattro giocatrici su 8 del femminile tesserate proprio con lo storico circolo capitolino: si tratta di Giorgia Marchetti, Carolina Orsi, Emily Stellato e Valentina Tommasi, mentre nel maschile, dal club è arrivato Michele Bruno. L'Aniene verrà anche rappresentato a Doha da Gemma Triay (Spagna), Martin Di Nenno, Virginia Riera, Federico Chingotto (Argentina), Pablo Lima, Lucas Bergamini e Lucas Campagnolo (Brasile). Ma come nasce in Italia questo seguito verso il Padel? Ne abbiamo parlato con Alessandro Di Bella, Direttore Generale Area Padel dell’Aniene: 

 

“Il padel inteso come sport in Italia aveva già iniziato una sua enorme esplosione negli anni 2017/2018, ma quello che, a livello amatoriale, ha dato l’accelerata definitiva è stata la pandemia. Il padel infatti è stato uno dei pochi sport permessi durante il Covid. Alla ripartenza dello sport, il calcio, il calcetto nei circoli, il basket, la pallavolo erano fermi e il padel all’aperto era disponibile a tutti.  A livello basso, è uno sport molto facile da giocare, intuitivo, aggregante, è diventato una vera e propria moda che ha portato alla creazione di  un enorme numero di campi e giocatori, addirittura si stima che entro la fine del 2022 ci saranno più di un milione di giocatori, che significa superare il tennis, cosa che in Spagna è accaduta anni fa e in Italia è destinata ad avvenire. Parallelamente Sky ha iniziato a trasmettere le tappe del World Padel Tour, avvicinando tanta gente a questo sport. Nella serie A di padel che l’Aniene gioca con tanti fenomeni in squadra come Gemma Triay, numero uno al mondo e Martin Di Nenno, numero 4 del ranking mondiale questo cambiamento è stato nettamente percepito. Per fare un esempio, tante volte mi è capitato di far vedere Roma o andare a fare una passeggiata in centro con loro e nell’ultimo anno venivano fermati per strada come succede ai calciatori, cosa che non succedeva prima. In più si è giocata una tappa del World Padel Tour in Italia, a Cagliari. Insomma tutte queste cose messe insieme hanno portato all’esplosione di questo sport”.

Come è stato l’approccio dell’Aniene al padel?

“Noi abbiamo avuto la fortuna di starci dentro fin dall’inizio, abbiamo un campo dal 2004 anche se poi tutto si sviluppò dal 2010 in poi. E quindi prima era uno sport praticato da qualche socio, oggi contiamo 400 soci che giocano, 85 atleti agonisti, una scuola padel con 60 bambini iscritti e ne abbiamo dovuti rifiutare 87 in lista d’attesa, abbiamo una sezione di padel in carrozzina, abbiamo 7 atleti che si allenano da noi, quindi è diventata una cosa gigantesca. Per me è una fortuna e un onore di dirigerla”. 

Un campo dal 2004, una scelta lungimirante. 

“Fu merito di un socio che dopo un viaggio in Spagna mise un campo in una zona dell’Aniene poco utilizzata. Per qualche anno è rimasto un campo in cui qualche socio giocava a padel ma sembrava si giocasse a racchettoni, qualche socio a calcio-tennis. Poi un gruppetto di soci ha iniziato a giocarci assiduamente. Un altro circolo di Roma, Le Molette ha messo un campo nel 2011 e quindi abbiamo iniziato a giocare gli uni contro gli altri. Nel 2014 è nato il Comitato Padel guidato da Gianfranco Nirdaci, sono iniziate le competizioni e chiaramente noi ci siamo trovati ben inseriti in quel contesto. C’erano dei circoli di Bologna, dei circoli veneti e i primi circoli storici a Roma. Siamo stati i primi a portare gli atleti famosi del World Padel Tour a giocare con noi, tanto che alcuni, cito Di Nenno che oggi è numero 4 del mondo, ha iniziato con noi nel 2016 che era 250. E venendo qua hanno portato la professionalità che c’era in Spagna che al tempo era 20/25 anni avanti rispetto all’Italia, oggi è un gap che si è ridotto. Basti pensare che Carolina Orsi che è la nostra atleta italiana di nascita di punta gioca il tabellone principale, quindi è tra le prime 24 coppie del mondo al World Padel Tour e si è trasferita a Madrid”. 

Adesso la missione è quella di costruire giocatori che non vengano dal tennis.

“Ho la fortuna di essere ritenuto il direttore sportivo che ha vinto di più e mi chiedono sempre come mai c’è questo gap a livello maschile e io dico sempre che il problema è avere ex tennisti. Il padel non è lo sport dei tennisti scarsi tanto che oggi i tennisti che non hanno sfondato a livelli alti e che giocano a padel, perdono da gente con cui magari a tennis vincevano facile. È uno sport completamente differente. Il primo italiano che sarà tra i primi 20/30 del mondo oggi è un bambino di quattro anni che non ha ancora iniziato a fare il suo sport e che inizierà dal padel senza mai toccare la racchetta da tennis. Nella nostra Serie A abbiamo 7 atleti maschi professionisti spagnoli, argentini, brasiliani, nessuno di loro ha mai giocato a tennis. Stiamo cercando di portare anche qui questa mentalità. È anche vero che ai provini della scuola padel che sono stati a settembre molti sono ragazzi di 8, 9, 10 anni che si sono già stancati del tennis, qualcuno è un ragazzi di 11 e 12 anni che magari vede più possibilità di emergere a padel. Un esempio è Giorgia Marchetti, che un anno fa era numero uno d’Italia di doppio a tennis e oggi è numero 60 del mondo a padel: chiaramente ha visto la possibilità di arrivare a un livello molto più alto nel padel. Diciamo che questo switch funziona più nel femminile, con rapidità. Quello su cui bisogna puntare è di mettere in mano a sei anni la racchetta da padel e non quella da tennis. Questo è lo step che deve fare la scuola italiana: per farlo ci vuole l’aiuto della Federazione, scuole strutturate, maestri strutturati sul padel ed è dove noi siamo più indietro e su cui la Federazione sta cercando di lavorare”.  

Punta di diamante del movimento italiano è Carolina Orsi.

“Lei ha iniziato con noi dal primo giorno, sono 7 anni che è tesserata per l’Aniene. Viene dal tennis in cui è stata 700 al mondo ma principalmente dalla Serie A di calcio a 5. È una ragazza che ha sempre avuto tantissimo talento e abbiamo faticato a portarla al padel, perché era molto legata al calcio a 5. Lei è stata fondamentale per molte nostre vittorie e un anno fa ha deciso di trasferirsi a Madrid potendosi allenare in modo professionale, confrontandosi tutti i giorni con atleti professionisti: così ha fatto un’ascesa molto rapida e oggi ha scritto una pagina della storia italiana perché è la prima a giocare un tabellone principale del World Padel Tour senza passare dalle qualificazioni. Un risultato gigantesco, un primo step a cui dovranno seguirne altri centinaia per arrivare a certi livelli”. 

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