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Fratelli d'Italia: Marcell Jacobs e Gianmarco Tamberi da leggenda alle Olimpiadi

Francesca Schito - Valentina Lo Russo
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Predestinato forse, visionario sicuro. Gianmarco Tamberi è riuscito a realizzare il sogno della sua vita, centrare quell’oro olimpico per cui ha consumato le lacrime cinque anni fa quando si è infortunato poche settimane prima dalla partenza per Rio. Ieri Gimbo si è ripreso tutto con gli interessi dominando la finale del salto con l’asta con un percorso netto fino ai 2,37 così come il qatariota Mutaz Essa Barshim. Poi entrambi hanno fallito nei 2,39 così il giudice si è avvicinato a entrambi e ha chiesto se volessero fare lo spareggio o invece accettare l’oro ex aequo. È bastato uno sguardo d’intesa ai due per abbracciarsi e festeggiare il tanto atteso oro olimpico, del resto «Due è meglio di uno», ha spiegato ai microfoni della Rai abbracciato a Tamberi. Quello di Gimbo verso le Olimpiadi è un appuntamento che parte da lontano. Classe 1992, il nativo di Civitanova Marche aveva centrato il pass per la rassegna olimpica già nel 2012 e l’esperienza di Londra era stata importante per prepararsi all’Olimpiade della vita, quella di Rio. Con il padre Marco, finalista del salto in alto a Mosca 1980, come esempio, Gimbo è cresciuto a pane e atletica e il 2016 è cominciato come meglio non si poteva sperare: titolo iridato ai Mondiali di indoor a Portland, poi il trionfo agli Europei di Amsterdam e il record italiano al nono appuntamento stagionale della Diamond League al meeting di Montecarlo con un ottimo 2,39. Proprio al Principato, l’azzurro in grande forma ha voluto provare una misura stratosferica: 2.41. Il primo tentativo non è riuscito, il secondo, purtroppo per lui, è stato catastrofico: la caviglia del piede d’appoggio ha ceduto, rompendo addirittura la scarpa e infrangendo il sogno olimpico, dove peraltro l’oro è stato assegnato a 2.38. «Dopo l’infortunio ho passato una settimana a letto a piangere per tutti i sogni per cui ho lottato. Un giorno ho deciso di riprovarci e quel giorno ho fatto scrivere da Chiara (la fidanzata alla quale poco prima di partire per il Giappone ha fatto la proposta di matrimonio sui social, ndr) sul gesso "Road do Tokyo": "Proviamoci perché se ci riesco sarà incredibile"». E così è stato, quel gesso Gimbo lo ha portato in pista, dopo che le Olimpiadi che tanto attendeva erano state anche rimandate di un anno a causa della pandemia da Covid-19 e quel "Road to Tokyo 2020" era diventato un "2021". «Non ci posso credere, ho sognato questo giorno da così tanto tempo - le sue parole - Ho passato ogni tipo di difficoltà pur di riuscirci, avevo questo sogno dentro da così tanto tempo e ora lo abbiamo realizzato. Dico abbiamo perché penso a tutte le persone che l’hanno condiviso con me, tutto il team sanitario, papà, Chiara che mi è stata a fianco e ha messo i miei obiettivi davanti alla sua vita: ce l’abbiamo fatta! Abbiamo vinto le Olimpiadi dopo aver passato un infortunio terribile: io non ci posso credere. Dico che ne è valsa la pena». Un oro arrivato insieme a Mutaz Essa Barshim, il qatariota che ha nel 2018 ha subito lo stesso infortunio di Tamberi: «Siamo passati dallo stesso problema - ha concluso Gimbo - e se dovevo condividere la medaglia con qualcuno era con lui. Per me è qualcosa di incredibile, lui è il più forte di tutti i tempi e se le meritava. Io ho realizzato un sogno, abbiamo fatto qualcosa di magico e non dormirò mai più».

 

 

L'uomo più veloce del mondo. Fa paura, ma di fatto, Marcell Jacobs dovrà abituarsi a questo appellativo. Perché l'impresa è fatta e la storia riscritta. Questo ragazzone, figlio di un texano e di una italiana, poi separati, cresciuto a Desenzano del Garda, appassionato prima di basket poi di calcio, fino all'atletica che oggi lo incorona re assoluto. Un capolavoro che forse nessuno si aspettava, costruito sotto traccia ma con tanta fatica. Marcell diventa ufficialmente l'erede di Usain Bolt piazzando nella gara regina dei 100 metri a Tokyo uno strepitoso 9,80, tempo che significa anche record europeo, (il precedente era di 9"86 e risaliva aD Atene 2004) oltre che primato nazionale. È lui infatti il primo atleta azzurro a partecipare e vincere una finale olimpica. Marcell Jacobs manda l’Italia dell’atletica in paradiso ed entra di diritto nell’albo d’oro dei 100 metri dei Giochi Olimpici, con un crono che lo legittima fra i grandissimi della velocità, accanto a nomi come Berruti, Mennea (nei 200 metri) o del calibro di Carl Lewis, Ben Johnson, andando un po' più indietro nel tempo. Ma il tempo Jacbos sembra averlo beffato, manovrato come lui voleva, tirando fuori una prestazione fuori da ogni più rosea previsione. Marcell prepara il terreno nella semifinale piazzando già un incredibile 9,84, passano due ore e recupera calma e freddezza. Parte bene ma non benissimo (il penultimo tempo di reazione), ma trova subito l’assetto giusto, arrivando in testa già nei primi 30-40 metri: Kerley, autore di una super partenza, rimane a quattro centesimi. Tutto vero, un sogno che si avvera, l'abbraccio con Tamberi che rimarrà nella storia dell'Italia sportiva. «È successo, è successo» ha detto il campione olimpico, quasi incredulo- è il sogno che avevo fin da bambino, arrivare in finale alle Olimpiadi. E sono qui, non so quando riuscirò davvero a realizzare, forse tra una settimana. Mi sentivo meglio rispetto alla semifinale e ho dato tutto. Non avevo nulla da perdere e poi quando ho visto Gimbo vincere l’oro pochi minuti prima mi sono gasato di brutto. Ho detto “Perché non posso farcela anche io?" E allora ho iniziato a correre, correre più veloce che potevo. E adesso sono qui. E sono la persona più felice del mondo». Padre di tre figli con una storia sofferta alle spalle, un rapporto difficile col papà, non a caso dedica la vittoria al nonno che non c’è più e che ha sempre creduto in lui e alla sua famiglia: «I miei bambini, la mia compagna, mia madre», ha detto ricordando poi lo staff e la mental coach che ha cambiato la storia di questo ragazzo nato al El Paso e tornato in Italia con la madre quando aveva meno di due anni. «Sono cresciuto senza un padre, prima della gara mi ha mandato un messaggio di incoraggiamento,. Solo un anno fa ho cominciato a parlarci e questo ha contribuito a darmi la carica giusta», die Marcell. A raccontare la sua vita sono anche i tatuaggi che ha sul corpo. C’è la Rosa dei venti e si sono le date di nascita dei suoi tre figli Anthony e Megan, avuti dalla attuale compagna Nicole, e Jeremy, da una precedente relazione, ma lui resterà sempre il "cuore di mamma": «Era un desiderio che avevo nel cuore per mio figlio di arrivare a questi livelli, ma sinceramente così no, non me l'aspettavo. È riuscito a raggiungere il suo sogno, se lo merita dopo tanti sacrifici e una vita con tante difficoltà - dice Viviana Masini, mamma di Marcell - da piccolo gli dicevo che avrebbe raggiunto Usain Bolt, e ce la stiamo facendo. Il prossimo obiettivo è il record del mondo». Obiettivo assolutamente alla portata del fenomeno Jacobs. 

 

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