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Djokovic allunga su Berrettini, 2-1 in finale

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Il terzo set ha dato l’illusione d’iniziare in maniera diversa con meno squilibrio tra i due giocatori. I primi due game, infatti, sono andati via lisci senza che Berrettini o Djokovic arrivassero a concedere alcuno spiraglio all’avversario. Ma nel terzo game è di nuovo cambiato tutto. L’italiano, dopo aver ceduto il servizio, è stato costretto a tentare la terza rimonta della giornata in altrettanti set dopo l’allungo del serbo sul 3-1. Una ’rincorsà continua che è diventata il mantra di questa finale di Wimbledon e che è rimasta tale anche quando, sul 3-2, Berrettini non è stato in grado di capitalizzare due palle break sul servizio dell’avversario per riportare la frazione in parità. Djokovic si è allora scaldato anche contro il pubblico schierato quasi tutto dalla parte del giocatore italiano. I presenti sul campo centrale di Wimbledon hanno infatti scandito a lungo l’urlo «Matteo, Matteo» che è sembrato, però, caricare ancor più il campione serbo. Un pò di gesti, qualche sorriso ironico, Djokovic ha risposto con grande controllo al rumore avverso trovando persino nuove energie nate da questa particolare elettricità. Il 25enne tennista romano ha provato a stare attaccato all’avversario per tutto il resto del set ma non è più riuscito a colmare la distanza, seppur piccola, di punteggio. Una differenza, quella di un break, che alla fine è risultata decisiva per chiudere, anche il terzo set, con il punteggio di 6-4 in favore di Djokovic.

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