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Stadio della Roma, Vitek: "Compriamo l'area ma con stop all'iter chiederemo i danni"

Fernando Magliaro
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Come quelle filastrocche da bambini (“e se prima eravamo in tre…”), il triangolo amoroso fra As Roma, Eurnova e Campidoglio sul progetto stadio della Roma a Tor di Valle, ora diventa un quadrangolo. Si unisce al gruppetto anche Radovan Vitek. L’immobiliarista della Repubblica Ceca, patrimonio stimato da Forbes nel 2020 in 4,4 miliardi di dollari, in procinto di acquistare Tor di Valle, entra prepotentemente nell’intricato scambio di lettere fra la As Roma, il Campidoglio e la Eurnova di Luca Parnasi, sulla questione “progetto Stadio”.

 

 

 

Dopo la decisione della società giallorossa, il 26 febbraio scorso, di voler interrompere il percorso avviato nel 2014 con la Eurnova per la realizzazione del progetto Stadio a Tor di Valle, è iniziato un fitto scambio di lettere a tre con il Comune e, appunto, con Eurnova. Fino a oggi a battibeccare davanti al Comune erano la Roma di Friedkin e la Eurnova di Parnasi. Dal 28 aprile, entra pure la CPI Tor di Valle di Vitek che minaccia causa alla Roma, conferma l’acquisto di Tor di Valle per metà maggio e si offre per cercare di trovare una mediazione.

Sinteticamente, dopo la decisione della Roma del 26 febbraio, il Campidoglio ha iniziato a chiedere ai due (ex) soci di chiarire lo stato degli accordi, assegnando un primo e poi un secondo limite di tempo (inizio aprile e poi fine aprile) per “garantire la prosecuzione dell’iter”. In mancanza di questa garanzia, il Campidoglio avrebbe proceduto alla revoca delle due delibere di pubblico interesse (Marino 132/2014e Raggi 32/2017). 

Da parte sua, la Roma ha ribadito la volontà di recedere in due lettere (23 marzo e 8 aprile) non riconoscendo la “alcuna obbligazione nei confronti” di Vitek e adducendo come motivazione la mancanza di disponibilità di Eurnova delle aree di Tor di Valle, l’impossibilità per la società di Parnasi di sottoscrivere atti con il Comune e, infine, le “critiche condizioni economico-finanziarie” del(l’ex) socio. Nell’ultima missiva al Campidoglio, i Friedkin addirittura nell’oggetto indicano il “procedimento [di revoca del pubblico interesse, ndr] avviato con Vostra nota del 4 marzo”: insomma, in casa giallorossa ci si aspetta che il Comune proceda a revocare tutto.

La replica di Eurnova è contenuta in tre lettere (1 e 15 marzo e 23 aprile) ed è altrettanto dura: non riconosce il diritto “unilaterale” della Roma ad andarsene ritenendo “perfettamente valido, efficace e vincolante” il contratto. In secondo luogo ribadisce come i giallorossi fossero perfettamente a conoscenza del subentro di Vitek. Infine, Eurnova giudica “pretestuosa” la questione della impossibilità di sottoscrivere atti con il Comune visto che la disponibilità dell’area non è necessario che ci sia oggi ma il giorno della firma delle carte. 

 

 

 

Il nuovo arrivato, Vitek, scrive (28 aprile) al Comune (Urbanistica, Sindaco, DG capitolino e Avvocatura comunale), alla As Roma e a Eurnova. Già l’esordio è duro: “Non possiamo che prendere atto della situazione creatasi a fronte della decisione della As Roma di voler arrestare il procedimento amministrativo in corso di conclusione, sottraendosi così agli impegni presi con Eurnova e con la stessa Roma Capitale, impegni che - a prescindere dagli accordi scritti depositati in atti - sono stati più volte confermati esplicitamente” anche durante gli incontri. Tuttavia, aggiungono da Vitek, “confermiamo la volontà di procedere all’acquisto dell’area in questione dando esecuzione al contratto preliminare sottoscritto in data 20 ottobre 2020 a prescindere da quella che sarà la conclusione” del progetto Stadio, “fermo restando che l’archiviazione del procedimento comporterebbe un evidente impatto negativo per l’investimento programmato”. Non solo ma Vitek comunica anche formalmente che “la stipula del rogito per l’acquisto delle aree di Tor di Valle è prevista entro la metà di maggio 2021”. Quindi, l’offerta di mediazione: “Manifestiamo la nostra più ampia disponibilità ad esplorare ogni opportuna e necessaria soluzione volta a preservare l’enorme sforzo amministrativo e di immagine che è stato posto in essere negli ultimi anni. La nostra disponibilità include la valutazione, congiuntamente con l’amministrazione comunale, di ipotesi alternative alla soluzione progettuale attualmente agli atti che consentano perlomeno di preservare parte del lavoro fatto e comunque di limitare gli ingenti danni”. Arrivano poi le puntualizzazioni: “La decisione di acquistare” Tor di Valle e i relativi impegni economici sono stati assunti “sul convincimento di portare avanti il progetto”. Un convincimento che “si è consolidato anche a seguito delle numerose interlocuzioni intervenute direttamente con As Roma che non ci ha mai manifestato anche solo l’idea di abbandonare il progetto coinvolgendoci addirittura nella revisione del testo di convenzione che la stessa società sportiva ha poi sottoposto all’Amministrazione comunale con particolare riferimento ai termini e alla durata dell’utilizzo dello Stadio”. Per cui, se si giungesse allo stop dell’iter, “la scrivente si riserva di agire in giudizio” contro la As Roma.

Visto però che a metà maggio è previsto il rogito, Vitek propone al Comune di sospendere qualunque decisione sulla revoca del pubblico interesse e convocare subito dopo un “tavolo tecnico con tutte le parti coinvolte per valutare la sussistenza dei presupposti per proseguire l’iter intrapreso nel 2014” anche al fine di evitare “l’instaurazione di un contenzioso fra le parti”.

 

 

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