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Europei di calcio a rischio, Gravina scrive a Draghi

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Venerdì scorso il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, ha inviato una lettera al premier Mario Draghi in cui gli chiedeva un impegno particolare per far sì che la Uefa possa confermare l’assegnazione dell’evento inaugurale dell’11 giugno (e altre tre partite successive) dell’Europeo a Roma. Il ministro della Salute Speranza aveva detto che avrebbe atteso il parere del Cts per decidere, ma dal Comitato tecnico scientifico è arrivato un messaggio deludente: la scelta finale spetterà alla politica perché, come ha detto il professor Franco Locatelli, il Cts non sarà in grado di dare una risposta definitiva prima di maggio. Una dichiarazione che alla Uefa pare non abbiano gradito affatto. In attesa di Draghi, al momento l’unica dichiarazione ufficiale è quella del sottosegretario allo Sport, Valentina Vezzali. «Ci stiamo lavorando e io mi adopererò con tutta me stessa affinché possa essere dato il via libera per disputare queste quattro partite in Italia - ha dichiarato l’ex olimpionica di fioretto a margine di un convegno del Coni - gli Europei di calcio sono un’occasione importante per il nostro Paese, possono segnare il rilancio e sottolineare l’importanza di continuare a ospitare eventi importanti come anche tanti altri che stiamo organizzando».

 

 

 

«Il mio giudizio è netto e secco: possiamo ospitare gli Europei di calcio in condizioni di sicurezza, ospitando un numero contingentato di spettatori e soprattutto utilizzando strumenti innovativi come l’app che abbiamo immaginato insieme al presidente Gravina, un’app attraverso cui possiamo verificare se la persona è stata vaccinata o se è risultata negativa al tampone». Lo ha dichiarato Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale Spallanzani. «Credo che il Paese abbia bisogno di equilibrio perché oscilliamo come un pendolo tra estremismi opposti - ha aggiunto il professore, intervenuto a "La politica nel pallone« su Rai Gr Parlamento - È possibile fare tutto, aprire man mano le attività, perché il Paese prima o poi deve tornare a respirare. Il simbolo di questa malattia è la mancanza di respiro, l’affanno, la fame d’aria: noi abbiamo bisogno che il Paese si riprenda dalla depressione economica e soprattutto individuale e bisogna dare atti di premialità alle persone che hanno fatto tanti sacrifici».

 

 

 

«È inoltre possibile che con la vaccinazione e le terapie innovative riusciremo non solo a bloccare la malattia - ha proseguito Vaia - ma anche il contagio. I dati sono finalmente confortanti, quindi è possibile consentire la ripartenza di un’attività che fa ricreare lo spirito degli italiani, l’attività fisica e anche lo sport professionistico. Ospitare gli Europei di calcio sarebbe un bel segnale di rinascita per il nostro Paese. Mi auguro che i colleghi del Cts e soprattutto i politici, che poi devono decidere, pensino al bene del nostro Paese e optino per la riapertura. Ci siamo stancati tutti di restare in casa e vedere le partite in tv. Dobbiamo tornare all’aria aperta, approfittando della bella stagione, e non possiamo certo dire che non si può andare allo stadio perché poi ci si abbraccia ai gol».

 

 

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