RIPARTENZA
Calcio, sulla ripresa i club aspettano il governo. Linea dura con le tv
Tutto in 48 ore. Giovedì sarà la giornata chiave per il mondo del calcio, che dal confronto con il Governo attende il sospirato via libera per la ripresa dei campionati, ma anche il venerdì si preannuncia intenso per le sorti del pallone. Il Consiglio di Lega ha rinviato infatti al 29 maggio - all'indomani del vertice con il ministro Spadafora - ogni decisione sul format da adottare, con l'incognita dei playoff/playout che non 'scalda' particolarmente i club, e sul calendario, che verrà stilato anche in base al weekend (il 13 giugno o il 20) in cui la Serie A riceverà semaforo verde per ripartire. Le alternative sono tre: far disputare i quattro recuperi che mancano all'appello (Atalanta-Sassuolo, Inter-Sampdoria, Verona-Cagliari e Torino-Parma), giocare in blocco la 27/a giornata oppure puntare sulle due semifinali di ritorno di Coppa Italia (Juve-Milan e Napoli-Inter). Non a caso proprio per quel giorno è stata convocata in via d'urgenza, in videoconferenza, un'Assemblea di Lega cruciale per il destino della massima serie. Il Consiglio di Lega, fanno sapere in una nota da Via Rosellini, "ha analizzato le diverse ipotesi di calendario che consentano la disputa di tutte le restanti gare di Serie A TIM e di Coppa Italia" e "ha deciso, nelle more dell'incontro istituzionale che si terrà giovedì con il Ministro per le Politiche giovanili e lo Sport Vincenzo Spadafora, di aggiornarsi su questo tema venerdì mattina".
Se il format e le modalità di ripresa sono ancora tutte da definire, per quanto riguarda il braccio di ferro con i broadcaster la strategia è chiara. La 'Confindustria del Pallone' rimane rigida nella sua posizione: niente sconto sulla sesta rata che Img, Dazn e Sky devono ancora versare. Il Consiglio infatti "ha confermato, per quanto riguarda il rapporto con i licenziatari dei diritti audiovisivi, la linea del rispetto dei contratti". La questione verrà portata in Assemblea venerdì, dove potrebbe esser presa la decisione di partire con i decreti ingiuntivi, arrivando così alla rottura totale e a corsi e ricorsi in tribunale. Con questi presupposti appare difficile immaginare un accordo in extremis tra club e tv per la 'diretta gol' su cui insiste Spadafora. Anche qualora il Governo con un decreto aggirasse la 'legge Melandri' resterebbe da stabilire cosa e - soprattutto - dove trasmettere il calcio in chiaro. Il compromesso tra le parti potrebbe esser trovato con la trasmissione degli highlights delle gare, a disposizione di tutti, subito dopo il fischio finale. Ma, fino a venerdì, non si possono escludere colpi di scena.