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Marcello Lippi: "Abbiamo preso una mazzata"

Il tecnico: "Il coronavirus non ci ha reso migliori ma ci ha fatto riscoprire aspetti della vita dimenticati"

Massimiliano Lenzi
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Viareggio è tante cose. Mare e schiettezza toscana, il barcobestia, veliero famoso nel mondo fatto dai maestri d'ascia viareggini. È «la più bella d'Oriente», secondo lo scrittore Mario Tobino ed ha una pineta che non piaceva al poeta Giuseppe Ungaretti perché c'erano «troppi moscerini e troppe cacate». Viareggio, in questi decenni, è anche Marcello Lippi, calciatore e poi allenatore di successo che proprio da Viareggio è partito per andar a disegnare il gioco del pallone in giro per il mondo. Noi de «Il Tempo» lo abbiamo intervistato in questi strani giorni italiani ai tempi del virus e delle speranze di ripartenza. Lippi, si è sentita molta retorica in queste settimane dure per tutti a causa del virus. Frasi del tipo: «Ma dopo saremo migliori». Ma non sarà che il virus anziché migliori ci ha reso peggiori? «Migliorarci? È difficile pensare che ci abbia migliorato. Ci ha fatto forse riscoprire certi aspetti della vita familiare, anche se forzata, nei giorni difficili l'abbiamo tutti un po' apprezzata, presi come eravamo prima dal vortice del lavoro e degli impegni quotidiani. Però guardi, questa qua è stata una bella mazzata, sotto tutti i punti di vista. Fisiologico, sanitario, economico ancora di più. Per questo non direi che ci ha migliorato». Per approfondire leggi anche: Lippi torna ct della nazionale cinese Prendiamo il calcio, una grande industria italiana: tutti a polemizzare sui guadagni dei calciatori, come se in America polemizzassero sui compensi degli attori di Hollywood. Siamo diventati tutti moralisti? «Tanta demagogia, tanta demagogia. Il calcio può piacere e può non piacere, ci sono i tifosi e ci sono quelli a cui... SE VUOI CONTINUARE A LEGGERE CLICCA QUI

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