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Il calcio vuole ripartire. Gravina sfida il governo: "Non firmerò mai lo stop ai campionati"

Gabriele Gravina figc

Il presidente della Figc non accetta di bloccare tutto: "Se aspettiamo il vaccino non ripartiamo neanche la prossima stagione"

Dario Martini
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Scontro frontale tra la Federcalcio e il governo sulla ripartenza del campionato. A lanciare un duro attacco è il presidente della Figc Gabriele Gravina: "Il piano B in caso di stop definitivo del calcio? Il mio senso di responsabilità mi porta ad avere un piano B, C, D. Ma se esso deve far rima con 'è finita' dico che, finchè sarò Presidente della Figc, non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché sarebbe la morte del calcio italiano. Se aspettiamo il vaccino per il coronavirus non ripartiamo neanche nel 2020-2021".  Gravina ha parlato nel corso del primo meeting online, virtuale, dell'Ascoli Calcio, alla presenza dei massimi dirigenti del club bianconero, rientrante nel format "Crescere insieme". "Io sto tutelando gli interessi di tutti, quindi, ripeto, mi rifiuto di mettere la firma ad un blocco totale, salvo condizioni oggettive, relative alla salute dei tesserati, allenatori, staff tecnici e addetti ai lavori, ma qualcuno me lo deve dire in modo chiaro e mi deve impedire di andare avanti" le parole di Gravina riportate sul sito della società marchigiana. "Vi immaginate quanti contenziosi dovremmo affrontare in caso di stop? Chi viene promosso? Chi retrocede?  - ha continuato il presidente del Figc - Quali diritti andremo a calpestare? Tutti invocano il blocco, lo faccia il Governo, ce lo imponga, io rispetterò sempre le regole. Ogni giorno devo rintuzzare attacchi e la gente non capisce o fa finta di non capire. Ribadisco ancora una volta il concetto: io la firma su un blocco del campionato non la metterò mai" ha detto il numero uno della Federcalcio. "Il tempo lavora a nostro favore, il danno economico è diviso per categorie: con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro, se si dovesse giocare a porte chiuse la perdita sarebbe di 300 milioni, se si ripartisse a porte aperte la perdita ammonterebbe a 100-150 milioni, anche se quest'ultima ipotesi non è percorribile" ha deto Gravina. "Dobbiamo fare una riflessione: non è il caso di fare una riforma, intesa come modalità di sviluppo sostenibile e non solo per quanto riguarda il format playoff/playout? È questo il tema su cui dobbiamo concentrarci: siamo gli unici in Europa ad avere cento squadre professionistiche e non si possono più sostenere".

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