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Djokovic dice no al vaccino obbligatorio anti-Covid

Novak Djokovic

Katia Perrini
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C'è chi nello sport dice la sua sulla pandemia in corso e sulla necessità di vaccinarsi appena sarà possibile. E non tutti sono d'accordo. «Personalmente sono contrario alla vaccinazione e non vorrei essere costretto da qualcuno a prendere un vaccino per poter viaggiare». Lo ha dichiarato il tennista Novak Djokovic, numero uno al mondo dl tennis mondiale, in una chat di Facebook in diretta con diversi compagni serbi, secondo quanto riporta il Guardian. «Ma se diventa obbligatorio, cosa accadrà? Dovrò prendere una decisione. Ho i miei pensieri sulla questione e se quei pensieri cambieranno ad un certo punto, non lo so. Ipoteticamente, se la stagione dovesse riprendere a luglio, agosto o settembre, anche se improbabile, capisco che un vaccino diventerà un requisito subito dopo che saremo fuori dalla quarantena rigorosa e non c'è ancora nessun vaccino», ha aggiunto.  Novak, poi parla della situazione di crisi che sta coinvolgendo anche il suo sport. Sono molti i  big del tennis in campo per salvare i colleghi che rischiano, causa la crisi economica, di appendere la racchetta al chiodo. Tra cancellazione e rinvii il calendario della stagione è stato stravolto dall'emergenza coronavirus e la ripresa è ancora incerta, ma allo stesso tempo Djokovic e soci sono pronti a dare il loro contributo per le sfide del momento. Una di queste riguarda il sostegno ai colleghi in difficoltà economiche, perché non supportati da federazioni o sponsor. A loro si rivolge l'attenzione del campione serbo, numero uno della classifica mondiale, nonché presidente del Player Council dell'Atp, il consiglio dei giocatori. Dopo quella che ha descritto come «una lunga conversazione» con gli illustri colleghi Rafa Nadal (numero 2 della classifica) e Roger Federer (numero 4), Nole ha proposto la creazione di un fondo con il contributo dei giocatori con le maggiori possibilità economiche - ovvero quelli compresi nei top 100 del ranking di singolare e nei primi 20 della classifica di doppio - e destinato ai tennisti in difficoltà, variabile a seconda della posizione da 5mila a 30mila dollari e per un importo totale stimato in oltre un milione di dollari: per la precisazione 1.050.000, quasi 920mila euro. «La maggior parte dei giocatori compresi nei primi 250 del mondo - ha spiegato Djokovic in una lettera aperta inviata all'Atp - hanno giocato a inizio anno gli Australian Open, il che garantisce loro una discreta quantità di denaro. Ma è sotto il 250° che dobbiamo aiutare i giocatori». «Molti - è l'allarme lanciato dal serbo - stanno pensando di abbandonare il tennis professionistico perché non possono sopravvivere economicamente». Nole ha sottolineato che «ci sono giocatori nel gruppo tra il 250° e il 700° posto che non sono supportati dalle federazioni o che non hanno sponsor. L'Atp ha circa 700 membri e dobbiamo cercare di prenderci cura di tutti loro. Sono la base del tennis professionistico. La somma potrebbe arrivare a superare i 4 milioni di dollari, oltre 3,5 milioni di euro, con i contributi previsti da Itf, la Federtennis Internazionale, i tornei dello Slam e Atp. Le autorità del tennis continuano a lavorare al calendario della possibile ripresa e alle misure per contenere le perdite economiche: nel corso del meeting in videoconferenza dell'Itf svoltosi un paio di giorni fa e che ha coinvolto tutti gli organi di governo del tennis mondiale è stato pianificato - come svelato da Dirck Hordoff, vicepresidente della federazione tedesca - un intervento di aiuto economico a favore degli atleti impossibilitati a giocare e a guadagnare, con i circuiti fermi almeno fino al 12 luglio. 

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