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Gravina non molla: "Serie A torna a fine maggio"

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Il presidente Figc: chi frena ripartenza va contro italiani

Alessandro Austini
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Mettere d'accordo un mondo del calcio mai uniforme e convincere il Governo della bontà di un protocollo sanitario preparato per scacciare l'incubo Covid-19. Gabriele Gravina non fa passi indietro, al contrario porta avanti con forza l'idea di concludere la stagione e disegna anche una roadmap temporale, che naturalmente avrà bisogno del via libera dell'Esecutivo: allenamenti dal 4 maggio, tre settimane di ritiro e preparazione per le squadre e poi prime partite tra fine maggio e inizio giugno. «Domani il protocollo preparato dalla commissione medico-scientifica verrà consegnato ai ministri Spadafora e Speranza», ha spiegato il numero uno della Figc ai microfoni della trasmissione «Un giorno da pecora» su Rai Radio 1. «Condivido la speranza del ministro Spadafora di poter far ricominciare gli allenamenti il 4 maggio e spero che anche il ministro Speranza abbia questa volontà di aiutarci per far ripartire l'attività sportiva, con tutte le cautele necessarie, per dare un momento di sollievo a tutti gli italiani. Noi ci stiamo attenendo alle previsioni delle autorità e cerchiamo di fare programmazione sulle date che ci vengono indicate». Il crono-programma della Federcalcio è preciso e per essere attuato necessita a questo punto del via libera del Governo. «Se le partite di Coppa Italia precederanno quelle del campionato? È un programma che riguarda la Lega di Serie A, noi aspettiamo indicazioni rispettosi dei ruoli. Siamo in attesa di avere il calendario e di poter prendere in considerazione la possibilità di concludere la Coppa Italia», ha precisato Gravina che ha voluto mandare un messaggio ben preciso a presidenti e dirigenti che preferirebbero chiudere qui la stagione. «Chi invoca oggi ad alta voce l'annullamento e la sospensione dei campionati non vuole bene né al calcio né agli italiani - ha sottolineato il presidente della Figc - perché non vuole dare una speranza di rinascita per il futuro. Su questo aspetto terrò duro. Mettere d'accordo tutti non è facile, è un momento complesso anche per il mondo del calcio oltre che per il Paese, ma sono convinto che con un pizzico di responsabilità da parte di tutti e un po' di buon senso e disponibilità troveremo la giusta via». Gravina ha inoltre spiegato di aver parlato e chiarito con il presidente del Coni Giovanni Malagò, secondo il quale il calcio «sta procedendo a vista, senza un piano preciso e praticabile». «Abbiamo parlato al telefono - ha dichiarato il presidente della Figc - forse il presidente Malagò non era a conoscenza dell'attività che stiamo portando avanti e delle criticità che incontreremmo se decidessimo di staccare la spina al campionato». Da sciogliere ci sono peraltro ancora molti dubbi. Uno riguarda inevitabilmente la possibilità di disputare partite ufficiali nelle città del Nord maggiormente colpite dalla pandemia. «Io auspico che ogni squadra possa giocare nel proprio stadio - ha dichiarato Gravina - se ci proiettiamo nel tempo, vorrei dare agli italiani la speranza che tra fine maggio e inizio giugno si possa giocare anche negli stadi del nord Italia. Se non sarà possibile, troveremo soluzioni alternative». E proprio negli stadi del nord Italia il presidente della Federcalcio, che ha messo a disposizione il centro tecnico di Coverciano per l'emergenza coronavirus, vuole realizzare alcune iniziative per ringraziare chi ha fronteggiato il Covid-19 in prima linea. «Organizzeremo degli eventi con la partecipazione delle nazionali maschile e femminile a Bergamo e in tutte le località simbolo dell'emergenza Covid-19 - ha spiegato Gravina - E poi ci auguriamo, assumendo ora un impegno insieme al ct Roberto Mancini, di poter giocare a Milano la prima partita della nostra nazionale a porte aperte». 

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