EMERGENZA CORONAVIRUS

Liga spagnola in campo a fine maggio: si gioca ogni 3 giorni

Luigi Salomone

 E' stato raggiunto l'accordo tra federazione spagnola e lega sulla possibilità di giocare ogni tre giorni quando si tornerà in campo. Le squadre non potranno allenarsi fino alla fine delle misure d’emergenza adottate dal governo di Madrid, in vigore fino al 26 aprile, per questo nella migliore delle ipotesi la Liga potrebbe ripartire nell’ultimo weekend di maggio. Javier Tebas, presidente della Lega spagnola, fa il punto con la stampa straniera e confessa che «di tutti i diversi scenari discussi con la Uefa, le date più probabili per la ripresa delle competizioni sono il 28 maggio, il 6 giugno o il 28 giugno. Non possiamo dare una data precisa, quella ci verrà fornita dalle autorità spagnole, ma ci sarà tempo prima di allora per tornare ad allenarsi». In Liga restano 11 giornate da giocare e al momento l’idea di cancellare la stagione non viene presa in considerazione. "Se guardiamo all’impatto economico, compresi i soldi che arrivano dalle competizioni europee, se non si torna a giocare le società spagnole ci rimetterebbero un miliardo di euro. Se torniamo a giocare ma senza pubblico, la perdita sarebbe di 300 milioni, di 150 se si tornasse a giocare a porte aperte". Tebas non crede a una ripartenza simultanea di tutti i campionati, "chi può riprendere, dovrebbe farlo» mentre sulla data di chiusura della stagione non si sbilancia. Ogni Paese è diverso, in Inghilterra ci sono tre competizioni e in Spagna e Italia due, in Germania ci sono 18 squadre e negli altri Paesi 20. Chi ha problemi di calendario deve trovare al suo interno delle soluzioni, in caso contrario servirà coordinarsi con la Uefa ma al momento non stiamo considerando di cambiare format". Sulla questione degli ingaggi, la Liga ha consigliato ai suoi club di ricorrere all’Erte, una sorta di cassa integrazione. "È abbastanza complicato convincere i giocatori a ricevere meno soldi. Non possono fare attività in modo normale e quindi dovrebbe esserci una riduzione dei compensi - sottolinea Tebas - ma non siamo riusciti a raggiungere un accordo collettivo. Questo significa che i club hanno due possibilità: trovare un’intesa coi propri calciatori o ricorrere all’Erte riducendo gli ingaggi del 70%". Tebas si è poi soffermato sulla battuta di ieri di Moratti, a detta del quale l’arrivo di Messi all’Inter non è un sogno proibito. »Non penso che l’arrivo di Messi possa risolvere i problemi della Serie A, che sono legati alla pessima relazione tra debiti, alti, e incassi, insufficienti - le sue parole  - Le cifre della Serie A sono stressate, e questi problemi economici non li risolve certo Leo Messi. A me piacerebbe che Messi restasse qui, ma se ne dovesse andare non sarebbe un dramma: i grandi giocatori aiutano ma non sono essenziali per un campionato".