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Sinisa Mihajlovic torna, lacrime in conferenza: non sono un eroe

Il commovente racconto di Sinisa Mihajlovic sulla lotta contro la leucemia

Silvia Sfregola
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Il suo cerchio si è chiuso, uscendo finalmente da quella stanza d'ospedale. Il ritorno alla vita normale sarà graduale ma, "come canta Vasco Rossi, "Eh già, sono ancora qua". E lo sarò ancora". A oltre 4 mesi da quella conferenza stampa del 13 luglio in cui annunciava di essere affetto da leucemia acuta mieloide, Sinisa Mihajlovic torna a parlare. Lo fa in conferenza stampa a Casteldebole, affiancato dai medici del Sant'Orsola che lo hanno curato, a un mese esatto dal trapianto di midollo osseo a cui è stato sottoposto. Per il tecnico serbo sono stati 4 mesi e mezzo "tosti", in cui ha esaurito le lacrime ("mi sono rotto le palle di piangere"), ma in cui "mi sono sentito molto protetto e voluto bene, sentendomi parte di una famiglia ed è stato fondamentale. Sono stato rinchiuso in una stanza di ospedale, da solo. Il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d'aria fresca e non potevo farlo. Non mi sono mai sentito un eroe, ma un uomo, sì forte, con carattere, che non si arrende mai, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità". I medici hanno spiegato che le sue condizioni sono soddisfacenti ma che serve cautela e lo stesso tecnico ammette: "Ho ancora paura, è normale, ma è una paura che ti fa rigare dritto, devo prendere tutto gradualmente. Spero però di uscirne come un uomo migliore. Nella vita precedente la pazienza non era il mio forte ma ho migliorato anche quella e mi godo ogni minuto della giornata. Ora tutto quello che sembrava normale lo vedo in un'altra maniera. Andrò avanti per la mia strada, con le mie forze, sempre con cautela ma quando potrò esserci, ci sarò. Questo mi fa sentire vivo ma non posso andare oltre le mia possibilità: ho sempre ragionato col cuore, ora devo ragionare con la testa".

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