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Cori razzisti, punita l'Inter. Due turni di squalifica a Koulibaly e Insigne

Koulibaly

I nerazzurri costretti a giocare due partite a porte chiuse e una terza senza la curva

Giada Oricchio
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Inter-Napoli non vale tre punti e una posizione in classifica, ma una vita umana, quella del 39enne ultrà interista già punito da due Daspo Daniele Belardinelli investito da un Suv durante l'agguato militaresco pianificato dai supporter dell'Inter, del Varese e del Nizza, in Via Novara, alle spalle dello stadio di San Siro, ai tifosi napoletani con spranghe, coltelli e cinghie, ma rigorosamente con il volto coperto ché la faccia si può lasciare a casa, ma i bastoni no. Un'azione squadrista (al momento tre arresti e nove indagati) come ha ricostruito il Questore di Milano, Marcello Cardona, deciso a chiedere l'immediata chiusura della Curva dell'Inter fino a fine marzo e a vietare tutte le trasferte ai tifosi nerazzurri per questo campionato. Inter-Napoli vale anche l'immagine “natalizia” di uno stadio che anziché intonare “Tu scendi dalle stelle”, gracchia livoroso “Tu sei negro”, cori razzisti e ululati contro il calciatore Koulibaly perché la pelle d'ebano macchia la linda e immacolata pelle bianca di “prima gli italiani”. Quelli ignoranti e frustrati, quelli che i calci al pallone li avrebbero voluti tirare eccome, ma non avevano il talento e la personalità per calpestare i campi di serie A. E allora “buu” e offese al “mangia banane” Koulibaly. Colosso nel fisico e nell'animo: ha resistito 81 minuti sotto la pioggia di insulti razzisti acuminati come le frecce che colpirono Leonida e 300 spartani alla battaglia delle Termopili. Poi l'ammonizione, l'applauso ironico all'arbitro Mazzoleni e l'espulsione. E' diventato “rossonero”: capolavoro delle frange violente del tifo nerazzurro. Anche se il resto dello stadio non si è dissociato, ha belato dietro il branco. Su Twitter, il gigante di Saint Diè des Vosges si è scusato: “Mi dispiace la sconfitta e sopratutto avere lasciato i miei fratelli! Però sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo”. Lo è stato anche Carlo Ancelotti, uomo del profondo Nord innamorato di Napoli: “Ho chiesto tre volte di sospendere la partita, non so quante volte bisogna chiederlo. La prossima volta ci fermeremo noi”. Oggi è San Siro, ieri era lo Juventus Stadium e prima ancora lo stadio di Bergamo con i beceri “Odio Napoli”, “Ancelotti terrun”. Era il 4 dicembre 2018, si ipotizzò la sospensione della partita contro l'Atalanta. Non ci fu. Oggi c'è il morto. Una barbarie. Calciatori, allenatori, società di calcio hanno espresso solidarietà a Kalidou, mentre il Presidente Figc Gravina ha invocato la tolleranza zero. Finalmente! Il campionato si fermerà, le società non si limiteranno a pilateschi comunicati stampa, il #siamotuttikoulibaly non sarà un hashtag buono solo per Twitter e Facebook. Ah no: Koulibaly e Insigne sono stati fermati per due turni, l'Inter giocherà due partite a porte chiuse e i tifosi non potranno andare in trasferta a Empoli. Sopra ogni cosa, il campionato prosegue. Perché “Non bisogna darla vinta ai violenti”. Ancora una volta la tolleranza zero è come la dieta del lunedì: cascasse il mondo si rimanda al giorno di poi del mese di mai. Quanta ipocrisia. E sia: in fondo i napoletani hanno il fuoco catartico del maestoso ed esclusivo Vesuvio che li può lavare, gli irrisolti e i razzisti non laverebbero coscienze e pensieri sudici nemmeno con tutta la misera candeggina di questo mondo.  

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