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Ultrà morto ma il campionato va avanti

Uno degli attrezzi utilizzati probabilmente per gli scontri tra tifosi ritrovati nelle vicinanze dell'investimento

Il giudice sportivo punisce l'Inter: due gare a porte chiuse e due turni a Koulibaly e Insigne . Il presidente Figc Gravina contro i razzisti: "Linea dura"

Silvia Sfregola
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Il campionato di calcio nei giorni di Natale doveva essere un'occasione di festa, per riportare le famiglie e i bambini allo stadio. E invece dopo il turno giocato a Santo Stefano e in particolare dopo Inter-Napoli il calcio italiano è precipitato in un caos di violenza e razzismo che hanno rovinato lo spettacolo dei protagonisti in campo. Un tifoso morto, quattro accoltellati, i vergognosi cori razzisti contro Kalidou Koulibaly e quelli discriminatori contro Napoli e i napoletani. Il bilancio del big match vinto dai nerazzurri a San Siro contro la squadra di Carlo Ancelotti è da brividi e fa quasi tornare con la mente ad episodi accaduti nei decenni scorsi. Immediate le reazioni, a partire dal ministro degli Interni Matteo Salvini: "Non si può morire per una partita di calcio. Convocherò al Viminale i responsabili di tifoserie e società". Il sottosegretario Giancarlo Giorgetti ha aggiunto: "Il calcio, lo sport non possono essere causa o pretesto per violenza e razzismo. Serve una inversione di rotta". Il sindaco di Milano Beppe Sala, invece, si è subito "scusato" a nome della città nei confronti di Koulibaly. Il presidente della Figc, Gabriele Gravina ha invece meditato per qualche ora di sospendere il campionato e rinviare le gare in programma sabato 29: "Alla fine abbiamo deciso di giocare" chiedendo però "grande fermezza" e "pene esemplari". Il numero 1 di via Allegri ha mandato anche un messaggio chiaro ai presidenti e ai dirigenti delle squadre: "È ora di abbassare i toni". E a poche ore di distanza il Giudice Sportivo ha fatto la sua parte, condannando l'Inter a disputare due gare a porte chiuse e una terza vietata alla curva. I nerazzurri, pertanto, giocheranno senza i propri tifosi in Coppa Italia contro il Benevento e in campionato contro il Sassuolo, mentre contro il Bologna sarà chiusa solo la curva Nord. Il club dal canto suo si è schierato contro ogni forma di razzismo, sottolineando che "la storia di Milano è fatta di inclusione e di rispetto" e di lottare "per un futuro senza discriminazioni". "Chi non dovesse comprendere e accettare la nostra storia, questa storia, non è uno di noi", il messaggio forte e chiaro arrivato da Appiano Gentile. Quanto è avvenuto a San Siro ha fatto tornare di attualità anche la possibilità di sospendere le partite di fronte a cori razzisti. Il procuratore federale Pecoraro ha sposato la richiesta di Ancelotti, ma il numero 1 degli arbitri Marcello Nicchi a LAPRESSE ha detto: "Lui faccia il procuratore, l'arbitro e gli addetti all'ordine pubblico fanno quello che devono fare". Successivamente anche Gravina ha spiegato che l' articolo n. 62 delle norme federali "è chiaro, l'arbitro in questo momento non può sospendere la gara. Chiederò al Ministro dell'Interno un incontro per rendere la norma più chiara perchè al momento l'unico soggetto che può sospendere la gara è il responsabile di pubblica sicurezza all'interno dello stadio". Anche il tecnico del Milan Rino Gattuso si è detto "d'accordo con Ancelotti". "Tante volte sono quattro imbecilli a fare queste cose. L'Italia non è un paese razzista, abbiamo tantissimi immigrati - ha sottolineato - Però è giusto che si fermi una partita". Il mondo del calcio, intanto, si stringe attorno a Koulibaly che già nella notte dopo la partita aveva twittato: "Sono orgoglioso del colore della mia pelle. Di essere francese, senegalese, napoletano: uomo". Oltra al danno, la beffa: il forte centrale senegalese, espulso nel finale, è stato squalificato per due giornate così come il compagno di squadra Lorenzo Insigne. Fra i primi a schierarsi al fianco di Koulibaly è stato il fuoriclasse della Juventus Cristiano Ronaldo: "Nel mondo e nel calcio ci vorrebbero sempre educazione e rispetto. No al razzismo e a qualunque offesa e discriminazione!". Poi è stata la volta di Kevin-Prince Boateng che ha twittato: "Siamo tutti Koulibaly". Anche la Roma attraverso i social ha espresso solidarietà al difensore del Napoli: "Non c'è posto per il razzismo, né dentro né fuori dal mondo del calcio". "Sono deluso da quello che è successo ieri a San Siro. Diciamo basta al razzismo e alla discriminazione", ha detto il capitano dell'Inter Mauro Icardi sempre via social. Il compagno di squadra e amico di Koulibaly, Dries Mertens ha infine scritto: "Sei tra le più belle persone che conosco, per favore non cambiare mai. Restiamo uniti!".

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