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Doping, Magnini squalificato per 4 anni

Filippo Magnini

Condannato anche Michele Santucci

Carlo Antini
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«Una sentenza già scritta, ridicola». Filippo Magnini schiuma di rabbia, anche se il suo volto è solcato dal sorriso amaro di chi in fondo se lo aspettava. L'ex nuotatore azzurro, due volte campione del mondo dei 100 stile libero e per anni in prima linea nella campagna "I'm doping free", si è visto colpito da una squalifica di quattro anni per uso o tentato uso di sostanze dopanti (articolo 2.2 del codice Wada). Il 36enne paga la sua frequentazione con il nutrizionista Guido Porcellini, inibito per 30 anni e al centro delle indagini della procura di Pesaro dalla quale è scaturita l'inchiesta sportiva. Magnini, uscito pulito dal processo penale, è stato invece sanzionato con durezza dalla prima sezione del Tribunale nazionale antidoping presieduta da Adele Rando. Nei suoi confronti il procuratore antidoping Pierfilippo Laviani aveva usato una mano ancora più dura, con una richiesta di 8 anni di stop e le ulteriori accuse di somministrazione o tentata somministrazione di sostanze vietate (2.8) e favoreggiamento (2.9) poi ritenute infondate dal Tna. Come Magnini, è stato condannato a quattro anni di squalifica anche il suo ex compagno di nazionale Michele Santucci. Ma la parola fine di questa vicenda deve ancora essere scritta, visto che entrambi hanno annunciato ricorso: «Sono incazzato nero e finché non sarò morto non accetterò una cosa del genere. Siamo solo ai 50 metri, alla virata, io vincevo le gare negli ultimi dieci metri: è ancora molto lunga», avverte Magnini, che cita Cristiano Ronaldo per professare la sua innocenza. «Parlando delle accuse di stupro lui ha detto: "Sono un esempio nello sport". E lo sono anche io». L'ex atleta pesarese, accompagnato a Roma dai suoi legali Stincardini e Compagna e dalla sua fidanzata Giorgia Palmas, nel lungo sfogo a caldo con i giornalisti si scaglia soprattutto contro il procuratore Laviani: «Al processo mi ha detto, sbattendo i pugni sul tavolo: "Basta, ormai questa è una questione personale"», rivela parlando di «persecuzione e accanimento» nei suoi confronti. «Ho sempre mantenuto un profilo basso, ma adesso basta, è tutto registrato. Ci sono stati interrogatori molto strani. Stiamo andando avanti da un anno e mezzo senza prove. Forse il mio movimento "I'm doping free" ha dato fastidio o forse sono una pedina per colpire qualcuno più importante. I trent'anni di inibizione a Porcellini possono aver influito? Forse è tutto uno schema, anche se mi domando il motivo. Io e Michele abbiamo fatto un record insieme: siamo gli unici atleti non positivi che vengono squalificati. Magari un giorno - dice rivolgendo uno sguardo a Santucci - scriveremo un libro su questa vicenda». Intanto, sulla sentenza del Tna si è espressa anche la Federnuoto: da una parte sottolineando che sul caso è stato «espresso solo il primo verdetto», dall'altra chiedendo «il massimo rispetto nei confronti degli atleti» e ricordando «come Magnini sia stato, nel corso della sua straordinaria carriera, un esempio per tutto il movimento, nonché uomo simbolo dello sport italiano e della lotta al doping».

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