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L'Italia di Mancini delude anche col Portogallo

Decisiva la rete di Andrè Silva al 3' del secondo tempo

Carlo Antini
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Non è cambiato molto, rispetto al recente passato: niente gol su azione, qualche errore difensivo e la possibilità di evitare il terzo posto nel girone è forse volata inesorabilmente via per gli azzurri a Lisbona. Unici sopravvissuti della formazione iniziale della partita con la Polonia, Donnarumma e Jorginho si sono battuti bene, specie il portiere. È cambiato (quasi) tutto, ma non il gioco e il risultato non è stato ugualmente esaltante. Per un bel po' gli azzurri hanno messo in atto le idee di Mancini: cercare di attaccare, a conto di subire un po'. Solo che non hanno mai tirato efficacemente. Infatti il pericolo maggiore nel primo tempo è stato corso da Donnarumma, che per poco non è stato impallinato da un tocco maldestro di Cristante. Traversa. Zaza è sembrato abbastanza vivace. Ma nella ripresa un errore di Romagnoli ha permesso ad Andrè Silva di andare a segno. E ciccia. Nessuna rimonta, stavolta. Sono rimasti solo i buoni propositi, che non ci porteranno molto lontano. Era fatale che il maggior tasso tecnico dei lusitani avrebbe pesato sul risultato di una partita in cui la bilancia - anche senza Ronaldo - era sbilanciata verso i campioni d'Europa. Che non sono stati irresistibili, ma hanno vinto. Mancini aveva fatto altre scelte «coraggiose», diciamo così, rovesciando la formazione azzurra come un calzino: aveva cambiato il tridente schierando subito Zaza, Immobile e Chiesa, con Bonaventura e Cristante a centrocampo accanto a Jorginho; difesa rivoluzionata con Lazzari (esordiente), Caldara e Romagnoli centrali e Criscito a sinistra. Fernando Santos invece aveva voluto rivedere Bruma al posto di Cristiano Ronaldo. Qui si parla di «cristianismo» finito: insomma, la ricerca del sostituto di CR7 è in corso. Certo, questa sconfitta in qualche modo non aiuterà gli azzurri a evitare quel temuto terzo posto che li porterebbe a un difficile sorteggio per la compilazione dei gironi degli Europei. La partita è cominciata col Portogallo all'attacco, ma col passar dei minuti gli azzurri sono andati in avanti, creando qualche situazione pericolosa, senza tuttavia concludere efficacemente. Zaza è stato il più intraprendente. E certo, il Portogallo ha avuto mondo di tirare, ma anche il celebrato Bruma lo ha fatto sempre di sinistro, sempre in diagonale e sempre fuori. Ci ha provato William Carvalho, poco preciso. Ma l'occasione più pericolosa dei portoghesi è stata al 32' di Mario Rui: Cristante è intervenuto di tacco colpendo la propria traversa. Poco prima era stato Romagnoli a salvare sulla linea su tentativo di Bernardo Silva, anche se il gioco era fermo. In finale di primo tempo, Chiesa ha deviato un pallone fra le braccia di Rui Patricio. Insomma, un'Italia a volte intraprendente, ma che ha finalizzato poco e male. Il Portogallo è stato meno pericoloso di quanto ci si aspettava. Ma nella ripresa, dopo 3', una palla persa da Romagnoli sulla trequarti ha permesso a Bruma di servire Andrè Silva che di sinistro l'ha messa nell'angolo più lontano, sulla destra di Donnarumma, che poi ha dovuto deviare con un gran balzo una palla di Bernardo Silva evitando il 2-0. Mancini ha sostituito Immobile con Berardi. Dopo qualche altro errore (Cristante) l'Italia ha cercato di spingersi in avanti. Ma è stata quasi infilata da Pizzi che ha costretto Donnarumma a un intervento in due tempi. Un colpo di testa di Zaza è finito alto di poco. Poi è entrato Belotti. Negli ultimi minuti gli azzurri hanno cercato il pareggio (Caldara di testa). Senza trovarlo. Ma anche Donnarumma si è dato da fare su un tiro di Carvalho. Così, il bilancio complessivo è quello di una prestazione in chiaroscuro. Il problema del gol è rimasto, la fase difensiva non è migliorata. Vedremo nelle partite di Chorzow contro la Polonia e di Genova contro gli stessi portoghesi, se la squadra di Mancini si avvierà verso risultati positivi in Nations League. Per adesso, il percorso è ancora irto di difficoltà e il terzo posto nel girone di Nations League e la retrocessione in quello dei «poveri» sembrano inevitabili.

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