caos campionato
Un Mondiale tra politica e veleni
Sono passati appena dieci giorni dal fischio d’inizio di Russia 2018 e dobbiamo ancora entrare nella fase «calda», quella ad eliminazione diretta. Eppure polemiche, attacchi, e scambi di accuse non mancano, anzi ce ne sono abbastanza da poter già definire questo Campionato del Mondo il torneo dei veleni. Il bouquet è vasto e tocca diversi argomenti, spaziando tra temi calcistici, tecnologici e politici. Il primo a salire sul pulpito e a fare la predica è stato Maradona che, dopo la disastrosa prova dell’Argentina contro la Croazia, ne ha per tutti. «Ho una rabbia dentro il petto che non riesce ad esplodere - ha dichiarato - questa Nazionale non ha soluzioni né a centrocampo, né in difesa, né in attacco». Uno sfogo in piena regola, per poi puntare il dito su chi, a suo parere, è il più colpevole tra i colpevoli. «Le responsabilità prin- cipali sono di Claudio Tapia (il presidente della Federcalcio argentina, ndr)». E Messi? «Non ha giocato come poteva, ma se non gli passano il pallone è difficile che possa fare di più». Poi su Caballero. «Ha combinato un disastro mondiale, ma l’errore più grande è di Sampaoli che lo ha preferito ad Armani». Intanto un audio carpito a Simeone sta facendo il giro del web. «Nell’Argentina c’è anarchia totale - dice il Cholo in una conversazione telefonica (probabilmente con il suo vice Burgos) - la squadra sta male. Messi è bravo, ma ha avuto sempre accanto grandi giocatori. Tu per un team normale chi prenderesti, lui o Ronaldo?». A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato infine Agüero, che sollecitato su Sampaoli ha risposto così. «Secondo lui la squadra ha fallito? Per me può dire ciò che vuole». Mentre nellìAlbiceleste è «tutti contro tutti», la Serbia è unita, nell’attaccare la Var e la Svizzera. La Federcalcio ha presentato infatti un ricorso alla Fifa per l’arbitraggio del match contro gli elvetici. I serbi contestano a Brych la mancata assegnazione di un penalty per un fallo (evidentissimo) su Mitrovic. Ma non è tutto. Accusano anche Xhaka e Shaqiri, «rei» di aver celebrato i loro gol facendo con le mani un gesto che richiama il volo di un’aquila, emblema dell’Albania. Secondo i serbi tutte le popolazioni di etnia albanese della regione balcanica avrebbero intenzione di creare un unico stato, la «Grande Albania», e sarebbe questo il messaggio politico inviato dagli autori delle due reti. In tutto questo tourbillon di polemiche fa quasi sorridere il tentativo di Amrabat, centrocampista del Marocco, di gettare qualche ombra sulla gara persa contro il Portogallo. «Nell'intervallo l’arbitro ha chiesto la maglia a Ronaldo», ha detto. Poi ha capito che era meglio lasciar stare.