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Caro Buffon, lo stile Juve è un'altra cosa

Gigi Buffon contro l'arbitro a Madrid

Ecco perché il portiere ha sbagliato ad attaccare l'arbitro

Dario Martini
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Spiace dover scrivere questo articolo. Il sottoscritto, oltre ad essere giornalista de Il Tempo, è anche tifoso juventino da quando vide per la prima volta Platini tirare una punizione. Il bianconero non è solo la "storia di un grande amore", ma un'adesione convinta allo "stile Juve". Non è un concetto astratto. È un modo di concepire lo sport. Gigi Buffon, in pochi secondi, subito dopo il match col Real, ha rinnegato tutto questo, un patrimonio di valori per cui si è battuto 17 lunghi anni, di cui 6 da capitano. «Arbitro indegno con un bidone d'immondizia al posto del cuore», un «animale» che farebbe meglio «ad andare in tribuna con patatine e coca cola». Tra qualche giorno, forse, Gigi si pentirà di aver usato un linguaggio così poco edificante. Il punto non è stabilire se quello concesso al Bernabéu fosse rigore o meno. La questione è un'altra. Il capitano della prima squadra d'Italia non può dare la colpa all'arbitro per una sconfitta. Eppure Buffon è la stessa persona che, citando JFK, un giorno disse: «Gli uomini vincenti trovano sempre una strada, i perdenti una scusa». Ed è sempre la stessa persona che all'indomani di un 3-2 alla Roma rispose così a Totti che accusava la Juve di essere favorita sistematicamente: «Chi si lamenta delle sviste arbitrali cerca alibi perché non vince». Queste sono le frasi in cui si identifica uno juventino. Questa è la forza che permette ad ogni tifoso bianconero di sorridere quando si sente dare del «ladro» da mezza Italia. Non è un caso che Alessandro Del Piero sia rimasto di stucco quando ha sentito lo sfogo dell'ex compagno: «Faccio fatica a comprendere le sue parole sull'arbitro. Non capisco perché si debba fare tanto riferimento alla partita d'andata (persa meritatamente 3-0 ma con un rigore non concesso per fallo su Cuadrado nel finale, ndr). Il calcio è così, si analizza il momento: bello o brutto». Pinturicchio in 19 anni a Torino non ha mai accampato scuse, non ha mai tirato in ballo il direttore di gara. Mai una parola fuori posto. Come Buffon, fino a l'altro ieri sera. Ma Gigi ha ancora tempo per rimediare. Prima però vada a risentirsi cosa rispose Gianni Agnelli ad un giornalista che lo incalzava su un errore a sfavore della sua squadra: «Non ci siamo mai lamentati dei rigori e non cominceremo certo adesso. Non è nelle nostre abitudini, sono cose da provinciali».

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