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Douglas Costa e Mandzukic mandano la Juve in semifinale

Torino battuto, i bianconeri affronteranno l'Atalanta

Davide Di Santo
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Con relativa facilità la Juventus ha conquistato la semifinale di Coppa Italia battendo il Torino: la attende, adesso, la doppia sfida contro l'Atalanta. Questo derby minimalista e gelido è stato quasi subito segnato dalla superiorità dei campioni d'Italia e si è acceso solo nella seconda parte del secondo tempo, in occasione del raddoppio di Mandzukic, contestato dai granata a dispetto di quanto non abbiano stabilito Var e arbitro. Intorno a quell'episodio che ha messo la pietra tombale su qualsiasi vellità del Torino si è innestata una gara diversa a livello nevrile, ancorché marchiata comunque da una differenza di valori abbastanza netta. I granata hanno tirato in porta una volta con Niang (palo) poi sono stati loro malgrado comprimari dell'esibizione dei bianconeri, i quali hanno raccolto meno di quanto non abbiano costruito in termini di palle gol.La Juventus che ha mandato in campo Allegri è stata molto diversa da quella che può essere considerata titolare. Mancavano all'appello De Sciglio, Benatia e Alex Sandro in difesa, Khedira a centrocampo, Higuain in attacco, ammesso e non concesso che possa ritenersi tenutario di posto fisso Douglas Costa. Proprio il brasiliano prelevato in estate dal Bayern Monaco, con le sue accelerazioni e con la sua rete dopo 15 minuti, ha scassato l'equilibrio del derby rendendo ancora più delicato il compito del Torino, sempre orfano di Belotti. La stoccata di Douglas Costa, bellissima sotto il profilo estetico, ha costretto la squadra di Mihajlovic a uscire dal guscio per mettere insieme la rimonta e a concedere molti spazi agli avversari. E' vero che dopo pochi minuti, due per la precisione, il palo ha salvato Szczesny sul diagonale di Niang, ma è altrettanto innegabile come si sia trattato di un episodio sporadico.Al contrario, la Juventus è stata padrona del campo. Per un lunghissimo periodo ha dato la sensazione di poter sfondare in qualsiasi momento e senza troppa fatica. La paratona di Milinkovic Savic su Dybala ha evitato che la partita finisse dopo 28 minuti e che, al contrario, potesse avere un suo sviluppo. A dispetto del gol, Mandzukic nel ruolo di centravanti è stato generoso ma non esiziale, mentre la Joya è cominciato a diventare (quasi) incontenibile con il trascorrere del tempo, Pjanic, al rientro, ha tenuto in piedi il reparto centrale e consentito a Marchisio e Matuidi di svolgere il loro lavoro in tranquillità e di gestire serenamente il confronto con Acquah e Baselli. Non è che il Torino abbia giocato male è che, semplicemente, ha avuto problemi a reggere il confronto con i campioni d'Italia sia nel palleggio sia nelle iniziative. Belotti è mancato, come non sono stati all'altezza né Iago Falque né Berenguer. La spinta di De Silvestri e Molinaro non c'è mai stata, preoccupati entrambi di svolgere a danno zero la fase di contenimento. Anche nella ripresa - che la Juventus ha cominciato con Lichtsteiner al posto di Sturaro (ammaccato) e con Khedira per Marchisio - si è sviluppata lungo il medesimo canovaccio. Nel primo quarto d'ora, Mandukic e Matuidi hanno sciupato due ottime opportunità per raddoppiare e per mettere i granata all'angolo, poi è arrivato il gol di Mandzukic (22') che ha chiuso il match e aperto la stagione delle tensioni. C'è voluto il Var per certificarlo e, nonostante la visione delle immagini, l'irascibile Mihajlovic è riuscito a farsi espellere. Il tema della discordia è stato un recupero di Khedira su Acquah, che per l'arbitro Damato era regolare e per il tecnico serbo evidentemente no. L'impressione, però, è che Mihajlovic debba proccuparsi di (molto) altro per il presente e il futuro.

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