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Figc, Tavecchio si è dimesso. "Le riforme non possono essere decise da un palo". Malagò annuncia il commissariamento

Carlo Tavecchio

Durante il Consiglio federale in via Allegri

Carlo Antini
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Dopo una settimana nel fortino come l'ultimo dei giapponesi Carlo Tavecchio getta la spugna. A sette giorni dal disastro di San Siro l'ormai ex numero uno della Figc si dimette. Dopo aver resistito alle tempeste provocate dalle sue gaffe il 74enne viene punito dal flop degli Azzurri. L'unica cosa su cui gli italiani non ammettono scuse e non fanno prigionieri. Una decisione, rivela, presa "questa mattina alle 11.45". Vale a dire un quarto d'ora prima della convocazione del Consiglio federale che, di fatto, non è mai iniziato. E' stata proprio la sua lega di provenienza, i Dilettanti, a fargli capire che la strada ormai era segnata. "Quando ho sentito considerazioni che non promettevano un sostegno, non ho esitato ed ho dato le dimissioni", spiega. Nell'ultima conferenza da capo del pallone italiano Tavecchio non esita a togliersi i sassolini, anzi forse sarebbe meglio chiamarli massi, dalle scarpe. Nessuno è risparmiato dalla sua ira funesta. Dopo aver parlato nella sua relazione al Consiglio di "sciacallaggio politico" davanti ai cronisti fioccano le bordate. "Siamo arrivati ad un punto limite di speculazioni. Siamo di fronte ad un sistema sportivo che si permette di prendere decisioni gravi quando la Serie A, il soggetto più importante, e la Serie B non ci sono - aggiunge - eleggeranno i loro presidenti il 23 ed il 27 novembre. Aspettare otto giorni sembrava la tragedia mondiale del calcio italiano. Qualcuno dovrà dare loro delle spiegazioni". Tavecchio torna poi sulla vicenda relativa alla paternità della scelta di Ventura alla guida dell'Italia. "Ieri sera Malagò ha detto che il Ct lo ha scelto Lippi. Io non l'ho mai detto perché non rendo pubbliche le riunioni private, ma ora lo sapete che Ventura non lo ha scelto Tavecchio". Un passaggio del suo sfogo è dedicato anche al tentativo di cercare un nuovo commissario tecnico di grido per il futuro. "Ho parlato con quattro allenatori, ma mettergli in bocca che non venivano in Nazionale per Tavecchio è una falsità, una menzogna" E se fosse entrato il palo di Darmian nella gara di andata contro la Svezia: "io sarei stato un campione. Ma questa politica, questa amministrazione dello sport non può andare avanti così. Le riforme non possono essere decise su un campo di calcio. Ditemi le altre federazioni che risultati hanno...", dice lasciando volutamente i puntini di sospensione. Tavecchio poi elenca i suoi successi politici a livello internazionale strappando anche qualche risata. "Le 4 squadre in Champions sono venute perché Tavecchio ha la giacca blu o perché abbiamo cambiato gli equilibri in Europa? Michele Uva è vicepresidente Uefa perché è bello? La Var il primo a chiederla è stato Biscardi, poi Tavecchio". L'unica colpa: "non essere intervenuto nell'intervallo a Milano per cacciare l'allenatore". "Io - conclude - sono disperato per non aver centrato la qualificazione. Gli italiani meritavano la soddisfazione di andare ai Mondiali ma io so fare forse qualche tiro con il portiere fuori, ai cross ci arrivo a malapena mentre i rigori non li so tirare. Altrimenti forse in Francia (agli Europei dove l'Italia fu estromessa dal dischetto dalla Germania, ndr) ci saremmo qualificati".

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