L'ULTIMA GUERRA
Totti-Spalletti, Roma nel caos
Sul campo la squadra ha reagito bene alla sconfitta nel derby, battendo il Milan a San Siro con un rotondo 4-1 e difendendo il secondo posto dall'assalto del Napoli, vittorioso sabato contro il Cagliari. Fuori dal rettangolo verde, però, la Roma continua a essere una polveriera. Con il futuro di Totti e Spalletti che non smette di agitare le acque giallorosse. Tra silenzi (del capitano), ammissioni (del tecnico) e turbolenze (da parte dell'ambiente) che non permettono di preparare con la serenità necessaria la già di per sé complicata sfida di domenica con la Juventus. Ad accendere la miccia ieri sera è stata la decisione di Spalletti, con la squadra già avanti 3-1, di non far entrare al 39' della ripresa il capitano giallorosso, preferendo al suo posto Bruno Peres come ultimo cambio. Scelta che ha scatenato l'ira del tifo giallorosso in quella che è stata (a meno di clamorosi ribaltoni) l'ultima apparizione del 'Pupone' a San Siro, che a lungo l'ha invocato e omaggiato con uno striscione ad hoc ("La Sud rende omaggio al rivale Francesco Totti"). Nel post partita l'ex allenatore dello Zenit San Pietroburgo si è difeso così. "Sul 2-0 non ero tranquillo, Salah era affaticato e ho scelto El Shaarawy perché volevo segnare ancora - ha spiegato - Mi spiace per ti tifosi, non so che altro dire. Quando lo metto negli ultimi cinque minuti mi dite che lo prendo per il culo, bisogna mettersi d'accordo allora nei giudizi", lo sfogo di Spalletti. Poi l'ammissione, quasi a mo' di confessione. "Se tornassi indietro non verrei mai ad allenare la Roma - ha rivelato - Sono stato offeso prima e dopo tutte le volte che l'ho fatto entrare cinque minuti. E stasera mi chiedono perché non l'ho fatto entrare". L'uscita di Spalletti arriva al termine di una settimana ad alto impatto emotivo per la Roma: l'annuncio inatteso del nuovo ds Monchi nel corso della conferenza stampa di presentazione riguardo il futuro di Totti e, ancor più, il silenzio quanto mai assordante del diretto interessato, hanno aumentato le tensioni dalle parti di Trigoria. E scatenato una serie di reazioni, anche da chi conosce bene l'ambiente giallorosso. "Già è brutto che la società abbia annunciato la fine della sua carriera e non il giocatore. Non è mai successo - ha dichiarato il grande ex Zdenek Zeman ai microfoni di Radio 2 Rai - Per me Totti rimane il più grande. Spero sia una 'presunta' fine e di rivederlo ancora a San Siro". Cesare Prandelli individua invece il problema nella "mancata chiarezza e volontà di sedersi attorno a un tavolo per ribadire capire le aspettative di questo campione - ha dichiarato - Probabilmente per blasone e capacità pochi dirigenti sono stati capaci di affrontare questo argomento, hanno sempre rimandato il problema che in questo modo è diventato quasi insormontabile". Uno Spalletti rimasto però non del tutto solo. L'allenatore toscano infatti ha incassato il sostegno da parte del presidente James Pallotta. "Ha fatto il cambio giusto, perché stiamo combattendo per l'accesso alla Champions League. E comunque se avesse messo Totti gli ultimi cinque o sei minuti qualcuno avrebbe detto che non sarebbe stato rispettoso", ha spiegato l'imprenditore bostoniano ribadendo il concetto espresso dal tecnico. "È stato molto bello vedere tutti i tifosi applaudire Totti e la sua mostruosa classe, ma la squadra viene sempre prima di tutto", ha aggiunto infine Pallotta, schierandosi dalla parte di Spalletti, pur non confermandone la permanenza ("non potrei biasimarlo se dovesse lasciare la Roma"), per dare poi appuntamento "a fine stagione" quando "racconterò tutta la storia" sulla vicenda Totti. Che, intanto, continua a tacere.