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Coppa Italia, la Juventus supera il Napoli 3-1 e vede la finale

Katia Perrini

In considerazione di come è andata la semifinale di andata, della vittoria della Juventus in rimonta con due rigori, delle polemiche che hanno squassato il secondo tempo e sono continuate a livello di chiacchiere, c'è da immaginare che la gara di ritorno sarà al plutonio. Anche perché il 3-1 non garantisce ai bianconeri l'accesso alla finale di Coppa Italia ma è sicuramente il viatico per un confronto ancora più aspro di quello che si è disputato allo Stadium. La Juventus ha legittimato comunque il successo nella ripresa, allorché la squadra si è riappropriata della sua veste consueta e, soprattutto, è entrato in campo Cuadrado, un elemento ormai imprescindibile. Il Napoli, al contrario, negli episodi chiave incredibilmente si è smarrito. Va dato atto ad Allegri di essersi corretto. In tempo. E a Sarri di aver perso senza sbracare. Il 3-4-3 proposto da Allegri, assieme a cinque cambi rispetto alla vittoria con l'Empoli, non hanno alterato i presupposti agonistici della partita ma ne hanno stravolto il contesto tattico. Finendo per danneggiare la Juventus. Anche perché il Napoli, nel quale sono comparsi dall'inizio il croato Rog e il polacco Milik, oltre all'inossidabile Maggio, ha fatto di tutto per giocare senza timori reverenziali e con la mission aziendale di aggredire gli avversari attraverso un pressing altissimo. Questo atteggiamento ha prodotto per un bel pezzo una sfida sincopata, con poche occasioni: una zuccata da Mandzukic e un tiro di Hamsik sono stati lampi nel buio. Ma poi Higuain ha sfiorato il gol e Callejon lo ha segnato, un gol, al minuto 36, approfittando di un ottimo assist di Insigne e di una dormita di Asamoah. Quel che ci voleva per schiodare il match dalle sue paludi e trasformarlo in una contesa aperta. Ed emozionante. Dopo mezz'ora, Allegri ha corretto il 3-4-3 in un classico 4-4-2, arretrando cioè Asamoah sulla linea della retroguardia, però con scarsi risultati. Hamsik e Rog hanno impedito a Khedira e a Pjanic di entrare nella gara in maniera concreta. Il tedesco e il bosniaco hanno girato al largo e a vuoto, si sono notate le assenze di Cuadrado e Alex Sandro, gli incursori di fascia, perché la manovra non ha mai goduto del beneficio dell'imprevedibilità, con la conseguenza di circoscrivere la pericolosità di Dybala e del Pipita. Anche nel finale del primo tempo è stato Mandzukic a sfiorare il pareggio ma in capo a un'azione occasionale e non costruita. La circolazione della palla da parte dei bianconeri è parsa lenta, troppo lenta, e ha permesso ai partenopei di presidiare il campo senza ansie. In sintesi, non si è avvertita l'assenza di Mertens, il falso nueve, consegnato alla panchina ed entrato a gara in corso. Dopo l'Intervallo tutto si è capovolto. Non è stato casuale che la ripresa sia cominciata con Cuadrado al posto di Lichtsteiner, con il recupero del 4-2-3-1, con il rigore conquistato (fallo netto di Koulibaly) e trasformato da Dybala, con la stoccata mortifera di Higuain per il sorpasso: in venti minuti scarsi. Il 3-1 è giunto al 25', di nuovo su rigore, in capo a una ripartenza fulminea di Dybala e all'uscita di Reina sulle gambe di Cuadrado. Decisione, quella di Valeri, che ha scatenato le proteste partenopee per un intervento su Albiol in area da cui è nato il contropiede e per l'intervento stesso del portiere sul colombiano. Da un penalty invocato a uno subìto, ancora con Dybala. La furia del Napoli, però, non ha prodotto nulla di concreto. Solo tentativi velleitari.