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Ecco le prove sullo scudetto della Lazio 1915

Tutte le carte portate dal comitato promotore alla Federcalcio. I documenti del "Centro Studi Nove Gennaio Millenovecento"

Luigi Salomone
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Il lavoro di tanti studiosi di Lazio per dare giustizia a quella squadra che nel 1915 non potè giocarsi lo scudetto. Scoppiò la guerra, qualcuno morì sul Piave, altri tornarono feriti, fatto sta che il Genoa nel 1921 vinse lo scudetto con la compiacenza della Federcalcio. E la Lazio? Nulla, solo tanto onore al fronte ma i veri tifosi biancocelesti hanno sempre sentito parlare di quel tricolore negato. Poi negli ultimi anni, finalmente, la voglia di fare chiarezza, di riscrivere quella pagina di storia. Hanno cominciato al «Centro Stu- di Nove Gennaio Millenovecento», una ricostruzione straordinaria poi integrata dal dossier emerotecario dell'avvocato Mignogna. Tante foto ingiallite, tanti documenti scovati dopo giorni, mesi, di ricerca. Ecco altri stralci dei due dossier che presentati in Figc hanno spinto Tavecchio a nominare la commissione che ha presentato il documento da noi pubblicato ieri. «Bisogna dare lo scudetto ex aequo alla Lazio con il Genoa», pochi dubbi, analisi dettagliata delle carte in possesso dei cinque giuristi che oggi riproponiamo. Si parte con un trafiletto de «La Stampa» del 12 maggio 1915. Si rendeva noto che «allo scopo di evitare la mancanza in squadra di parecchi giovani richiamati sotto le armi», la Commissione Tecnica della Figc (che ben conosceva l'imminenza dell'entrata in guerra dell'Italia) aveva deciso di anticipare di una settimana la chiusura del campionato e che pertanto le partite del 23 maggio dovessero essere anticipate al 16 maggio. Il Genoa, però, rifiutò e le partite del girone settentrionale rimasero programmate per il 23 maggio. E ancora sempre «La Stampa» del 12 maggio 1915 spiega: giova a questo ricordare che, nel girone dell'Italia Settentrionale, dovevano essere disputate Genoa-Torino e Milan-Internazionale: in caso di vittoria nell'ultimo turno, dunque, sia il Torino che l'Internazionale avrebbero potuto raggiungere il Genoa in testa alla classifica con 7 punti. Ed è per questo che i due club presentarono ricorso poi respinto dalla Figc nel 1919 ma senza che nessun documento dell'epoca sia stato ritrovato. La situazione dell'Italia Centrale, invece, era ben diversa, in quanto l'ultima giornata aveva in calendario le partite Lazio-Lucca e Pisa-Roman: alla Lazio sarebbe bastato ottenere un pareggio in casa contro il Lucca (ultimo in classifica con 0 punti) per conquistare la testa del girone. Contrariamente alle partite del girone settentrionale, le partite del girone centrale furono anticipate dal 23 al 16 maggio e, come confermano i trafiletti de «Il Messaggero» e de «Il Ponte di Pisa», il Lucca e il Roman non si presentarono in campo, cosicché la Lazio e il Pisa vinsero le partite a tavolino. La Lazio aveva pertanto vinto il girone dell'Italia Centrale. Il girone dell'Italia Meridionale versava nel caos, in quanto le partite tra Internazionale Napoli e Naples erano state annullate dalla FIGC a causa di alcuni tesseramenti irregolari e dovevano essere rigiocate. Poiché non si fece in tempo a completare il girone meridionale, la Lazio era l'unica squadra che aveva effettivamente guadagnato il diritto a disputare la finale nazionale. Sabato 22 maggio venne dichiarata la mobilitazione generale, e così, assai precipitosamente, il 23 maggio la Figc decise «l'immediata sospensione del campionato», che però riguardava ormai solo il girone settentrionale: invece di fischiare l'inizio delle partite, gli arbitri lessero ai giocatori in campo il comunicato Figc che ordinava la sospensione di ogni gara (v'è da notare però che non tutte le partite nelle categorie inferiori risultarono non disputate: la finale del campionato di Terza Categoria Alta Italia, Olona-Stelvio 4-0, si disputò regolarmente). Qui comincia il condizionamento da parte dei giornali del Nord. «La Gazzetta dello Sport del 24 maggio 1915 e La Stampa del 30 maggio 1915 annunciano la sospensione del Campionato e già ipotizzano l'assegnazione del titolo al Genoa, senza neppure prendere in considerazione le classifiche dei gironi dell'Italia Centrale e Meridionale». Il provvedimento di sospensione del campionato fu molto criticato, in particolare dal Genoa, che emanò il seguente comunicato: «Vista l'improvvisa delibera della FIGC, pur considerando che necessità alcuna, dopo la mobilitazione già da tempo iniziata, imponeva tale provvedimento draconiano, delibera di fronte alla imponenza e mobilità dell'attuale movimento patriottico di soprassedere per ora a quelle fondate proteste cui in tempo di vita sportiva avrebbe dovuto ricorrere». Anche il Torino, tuttavia, ebbe ragioni per protestare: Vittorio Pozzo, dirigente torinista, scrisse: «Quindici giorni prima della sospensione, il Genoa lo avevamo battuto in casa nostra per il notevole risultato di 6-1. Avevamo, in quel giorno, scoperto varie debolezze del sistema difensivo genoano, e con un giuoco tutto d'attacco le avevamo sfruttate appieno. Se noi battevamo il Genoa anche nella partita di ritorno - ed eravamo ben decisi a farlo - il Torino passava in testa, e il campionato era nostro. Questa la convinzione di tutti noi granata, quando, come su comando del fato, cessammo di giuocare e partimmo soldati». L'esito del campionato era infatti ancora incerto: in caso di vittoria del Torino sul Genoa e di mancato successo dell'Inter nel derby, si sarebbe dovuto disputare uno spareggio tra le due compagini per stabilire il campione del Nord; non solo, se l'Inter fosse riuscita a battere il Milan all'ultima giornata, avrebbe raggiunto Torino e Genoa in vetta, rendendo necessari addirittura un triangolare di spareggi; inoltre restava ancora da disputare la finalissima con la squadra campione del Centro-Sud. Il 23 maggio l'Italia dichiarò guerra all'Austria. Nelle settimane seguenti i dirigenti della F.I.G.C. discussero di cosa fare dell'inconcluso torneo. Poiché la dirigenza era convinta che il conflitto si sarebbe concluso vittoriosamente nel giro di poche settimane, si decise che il torneo si sarebbe ultimato alla cessazione delle ostilità. La Prima Guerra mondiale terminò invece nel novembre del 1918. Il Consiglio Federale si riunì solo nel 1919 per organizzare il campionato 1919-20, con il titolo a quel punto vacante da quattro anni. Non avendo più senso giocare le gare restanti, la FIGC decise di consegnare il titolo al Genoa, ma l'assegnazione si protrasse per le lunghe per il reclamo di Torino e Inter. Già nel maggio 1919, tuttavia, la stampa sportiva del nord ipotizzava che il Genoa sarebbe stato dichiarato vincitore del campionato 1914-15. Poi «La Stampa del 9 maggio 1919» annuncia l'assegnazione del titolo al Genoa. Secondo alcune fonti, alla ripresa delle attività, il 23 settembre 1919, la Figc. avrebbe assegnato il titolo «al Genoa, che al momento della sospensione per la guerra guidava la classifica del girone Italia-Settentrionale». In realtà, stando ai giornalisti della Fondazione Genoa, che hanno ricostruito il Campionato 1914-15 documentandosi sui giornali dell'epoca, il dibattito sull'assegnazione definitiva del Campionato 1914-15 al Genoa si protrasse per le lunghe e la questione si chiuse solo nel 1921. La notizia della presunta assegnazione del campionato 1914-15 al Genoa addirittura già nel settembre 1919 diventa così alquanto dubbia, se si pensa che un numero del giornale sportivo milanese «Lo Sport Illustrato», risalente agli ultimi mesi del 1920, in una didascalia attestava che la società genovese era ancora in attesa dell'assegnazione del titolo 1915. Finalmente, nel settembre 1921, la rivista sociale del Genoa diede l'annuncio della definitiva assegnazione del titolo alla società genovese, ma la cerimonia di premiazione, con l'assegnazione delle relative medaglie ai giocatori superstiti, ebbe luogo solamente l'11 dicembre 1921 al Restaurant Francia. A seguito di formale richiesta, la Figc ha risposto di non essere in possesso di alcun documento riguardante il cam-pionato 1914-15, né di richieste di assegnazione del titolo, né tantomeno della delibera di assegnazione «a tavolino» dello scudetto al Genoa. In conclusione, ciò che emerge dai dati attualmente noti è che il titolo fu assegnato al Genoa solo ed esclusivamente perché al momento della sospensione del campionato era primo in classifica nel girone settentrionale, a prescindere dalle possibili combinazioni dei risultati delle partite che non furono mai giocate e ignorando totalmente i pari diritti delle squadre centro-meridionali. Ciò venne puntualmente rilevato anche da uno dei più grandi giornalisti sportivi italiani, Gianni Brera, nella sua «Storia critica del Calcio italiano» (pagg. 39 e 40, 1998, 2° edizione Baldini&Castoldi). E non è tutto perché con la successiva integrazione dell'avvocato Mignogna venne alla luce il ritiro ufficiale del Lucca che consegnava il primo posto del girone del centro alla Lazio e poi anche l'annullamento per irregolarità di tesseramento dell'Internazionale Napoli e del Naples. Dunque nessun ricorso possibile da parte di questi club visto anche il numero di matricola diverso di iscrizione alla Figc. Il vecchio Napoli è fallito ai tempi di Ferlaino nessuno può fare nulla. La Lazio è l'unica finalista di quel campionato, la partita non è stata giocata e quindi, come chiarisce il documento della commissione, bisogna dare lo scudetto anche al club biancoceleste. La storia è questa. 

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