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Juve-Roma, finalmente nemici

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Agnelli e Pallotta

Nell'ultima riunione si è rotta l'alleanza in Lega tra le due società. Dall'invito a Trigoria al silenzio sugli arbitri, l'insolita amicizia ora è finita

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Gli amici nella vita bisogna saperli scegliere. E poi tenerseli stretti. Ma c'è pure chi, come la Roma, preferisce invece cambiarli di tanto in tanto. Lo aveva fatto Rosella Sensi col famoso caffè in Campidoglio, l'hanno imitata i dirigenti dell'era americana. Avete presente la Juve, rivale storica dei giallorossi e diventata improvvisamente amica e alleata? Così amica e alleata da accoglierla con il tappeto rosso a Trigoria alla vigilia della Supercoppa. Così amica e alleata da seguirla nelle battaglie di Lega. Così amica e alleata da cederle Vucinic. Così amica e alleata da prendere come esempio nel progetto stadio, ingaggiando l'ex consulente juventino per lo «Stadium» come «Head of Sales» della futura casa giallorossa. Così amica e alleata da organizzare un pranzo in gran segreto a Roma fra i presidenti Pallotta e Agnelli. Così amica e alleata che è sconsigliabile alzare un polverone sugli arbitri nonostante la classifica senza sviste sarebbe opposta a quella di oggi, con la squadra di Conte a inseguire quella di Garcia a -5. Ma gli amici e gli alleati, appunto, si possono anche cambiare. Ed è successo di nuovo: nell'ultimo consiglio di Lega quel filo che univa Roma e Juventus sembra essersi spezzato. Il club giallorosso è stato l'unico ad astenersi dal plebiscito sul contratto dei diritti tv proposto da Infront. Dopo una lunga battaglia guidata proprio da Agnelli, a cui la Roma si è accodata insieme alle altre cinque società ribelli, 19 club su 20 hanno accettato la proposta da 5.9 miliardi di euro in sei anni. «Non ci soddisfa del tutto ma abbiamo votato a favore» ha confermato in quella occasione l'Andrea juventino, avallando il solito compromesso all'italiana. La Roma no. Su consiglio del nuovo consulente Fienga, che ormai si muove da dirigente nei corridoi del «Bernardini, si è fatta da parte in attesa di leggere nel dettaglio le clausole di un contratto lunghissimo che conferma le cifre del triennio in corso e dovrà essere ratificato dalla prossima assemblea. L'accordo prevede anche commissioni elevate e a Trigoria sono convinti che si poteva trattare a ribasso su questo punto. Non solo. Infront diventerebbe così l'effettivo titolare dei pacchetti, senza lasciare ai club la possibilità di stabilire le strategie sulla commercializzazione e lo sviluppo dei diritti tv. Il fatto che Agnelli sia passato sopra tutto questo ha raggelato i rapporti con la Roma. E adesso più di qualcuno è pronto a giurare che l'insolita amicizia (e alleanza) sia destinata a tramontare. La battaglia, forse, è destinata a spostarsi dal campo agli uffici, anche se si tratta sempre di Davide contro Golia. Basta dare uno sguardo ai bilanci: il fatturato bianconero è più del doppio (275 a 125) di quello giallorosso, ovviamente in virtù dei diritti tv che hanno appena portato oltre 160 milioni all'anno a Torino (compresi i ricavi Champions) e 66 nella Capitale. Pesano anche gli introiti di chi ha uno stadio di proprietà e chi ancora no e i soldi dello sponsor. Quello che Pallotta era convinto di poter avere stampato sulle maglie all'inizio del 2014: la deadline data dal presidente non è stata rispettata, la trattativa con la Turkish sembra tramontata e presto potrebbe rotolare un'altra testa dopo quella dell'ex direttore commerciale Winterling. Sul mercato, Vucinic a parte, i due club si stanno evitando. Sabatini tratta Nainggolan ma la Juve per il momento si è tirata indietro. Occhio a Garcia: il suo nome è ai primissimi posti nella lista stilata mesi fa a Torino per prepararsi alla successione di Conte. La Roma è tutelata fino al 2015 dal contratto del francese, ma il rinnovo anticipato sarebbe una mossa opportuna. Per tenersi a riparo dagli ex amici.

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