Bolt corre da solo
I rivali ai prossimi mondiali di Mosca eliminati dalla bufera doping. In gara resta solo l'americano Gatlin. Intanto l'Adidas ha annunciato la sospensione del contratto con Tyson Gay
A venticinque giorni dall'inizio dei campionati mondiali di Mosca (10-18 agosto) l'atletica mondiale deve fare i conti con quel mostro insaziabile che sta dilaniando la credibilità dello sport: il doping. Con un susseguirsi quasi incredibile di eventi sono caduti nella sua trappola Tyson Gay, il velocista più in forma della stagione, l'anti-Bolt del momento e poi Asafa Powell assieme ad altri quattro giamaicani. Sembra di vivere una favola eppure è proprio così. In un batter d'occhio la rassegna iridata perde lo statunitense che aveva spazzato le piste come un tornado: 9"75 e 9"79, tutti suoi i tempi record della stagione nella quale non si era mai stancato di ripetere: «non vedo l'ora di battere Bolt». Come se non bastasse la finale dei 100 in programma l'11 agosto non vedrà neanche Powell, l'anti-Usain in patria, quello che aveva riportato il primato mondiale dei 100 in Giamaica, 29 anni dopo Don Quarrie. E poi (ma è ancora tutto da verificare) sarà assente l'altro giamaicano Nesta Carter, che a Londra aveva contribuito all'oro olimpico della staffetta 4x100 corsa a ritmo di record del mondo. La posta è davvero alta, correre forte vuol dire portare a casa denaro, perciò gli atleti giocano alla roulette russa sperando che la pistola contro di loro non sparerà mai. E invece così non è: anche se non ci sono ancora le controanalisi e ufficialmente non è stata presa alcuna misura, l'Adidas ha giocato d'anticipo e ha annunciato ieri la sospensione del contratto con Gay. «Siamo scioccati dalle recenti accuse e anche se siamo per la presunzione d'innocenza fino a prova contraria, il nostro contratto con Tyson è al momento da considerarsi sospeso», hanno sapere dalla multinazionale tedesca. Pronta pure la risposta della Federatletica mondiale (IAAF) che naturalmente è orgogliosa del lavoro che sta svolgendo nella lotta al doping. «Dopo le ultime positività la credibilità del programma anti-doping è migliorata, non ridotta – ha affermato il portavoce della Iaaf Nick Davies - ogni volta siamo in grado di scoprire un nuovo caso. L'impegno della Iaaf nell'antidoping è incrollabile perché abbiamo un obbligo morale nei confronti della maggior parte degli atleti che credono in uno sport pulito - ha continuato Davies - Il fatto che siamo in grado di rilevare e rimuovere dalle competizioni gli atleti che hanno violato le regole antidoping dovrebbe essere visto in tale contesto». A questo uragano resiste Usain Bolt, l'uomo che da solo tiene in piedi il circo dello sprint mondiale. Per ora l'unica alternativa veloce in circolazione è lo statunitense Justin Gatlin. L'ex campione olimpico, ex primatista mondiale e ex dopato con due squalifiche già scontate si è tolto una bella soddisfazione al Golden Gala quando è riuscito a battere Bolt, ma in Russia sarà tutta un'altra storia. Una cosa è certa: in Giamaica non corrono forte solo perché mangiano lo yam. Per anni è stato cercato in questo tubero caraibico il segreto della velocità degli sprinter di Kingston e dintorni, ma più tristemente - a quanto pare - gli stimolanti vengono considerati maggiormente efficaci dagli giamaicani. Va comunque precisato che lo scandalo non ha toccato il gruppo di Usain che si allena con coach Glen Mills. Con lui corrono Yohan Blake e Warren Weir, cioè il campione mondiale in carica dei 100 (dopo la falsa partenza di Bolt a Daegu 2011) e il bronzo dei 200 ai Giochi di Londra.