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Pagnozzi: «Malagò si rassegni sarò io il nuovo presidente»

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L'ex segretario generale del Coni sicuro di essere il successore di Petrucci Martedì l'elezione

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Ancora tre giorni e poi il Coni avrà il suo nuovo presidente. Lotta a due, tra Raffaele Pagnocci e Giovanni Malagò, per la successione di Gianni Petrucci. In un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, il segretario generale uscente del Comitato Olimpico mette in mostra tutto il suo ottimismo, nonostante Malagò sia convinto di avere almeno i 39 voti necessari per spuntarla. Pagnozzi pensa di averne «il numero sufficiente per vincere, numero che però è superiore a 39. Anche perchè con la confusione che è stata creata ad arte, non per colpa mia, 39 voti apparentemente sicuri potrebbero essere pochi». Malagò parla di «pressione del Palazzo che ha creato fortissimi condizionamenti», riferendosi alle firme pro-Pagnozzi e alle dichiarazioni di voto dei presidenti federali. «Un'esagerazione, oltretutto assai ipocrita - la replica -. Una specie di sfogo giovanile, di brufolo rispetto ad altre patologie, quelle sì condizionanti, fatte di telefonate dirette e personali da parte di personaggi della politica, delle istituzioni, dell'economia e della finanza. Nonchè delle tante promesse impropriamente fatte agli elettori e proiettate su situazioni afferenti loro familiari». Pagnozzi spiega che durante questa campagna elettorale non gli è piaciuto, da parte di Malagò, «il trattamento riservato a Pancalli negli ultimi giorni, usato prima come specchietto per le allodole e poi come lenitivo delle ansie di qualcuno». Pagnozzi precisa che in riferimento «ai compensi, dal 2002 ho rinunciato formalmente a qualsiasi retribuzione da segretario generale del Coni. Nel 2009 con l'uscita da Coni Servizi del direttore generale Albanese ho rinunciato a percepire compensi aggiuntivi alla mia carica di amministratore delegato. Quanto alla pensione, ho sempre lavorato, non ho alle spalle patrimoni familiari e nel 2010, sfruttando una finestra normativa che poi si sarebbe chiusa, ho maturato quella Inps, frutto di 37 anni di versamenti».

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