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Carlo Gugliotta La perfezione assoluta si incarna in Dominik Paris mentre affronta non una pista qualsiasi, ma la terribile Streif di Kitzbuhel.

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Mapiù in generale la pista austriaca non sorride a tutti i big, visto che vincere sulla Streif è il sogno di tutti: lo dimostra il nono posto di Aksel Lund Svindal, favorito numero uno alla vigilia di questa discesa libera, che deve accontentarsi di un magrissimo nono posto. Quando Paris scende in pista non ce ne è più per nessuno: questo gigante delle nevi, alto poco più di un metro e 83 per 95 chili di peso, riesce a disegnare le curve in maniera perfetta, ed è l'unico che non commette nemmeno una piccola sbavatura quando accarezza le porte che sono disseminate sulla pista. L'azzurro ferma l'orologio sull' 1'57”56, un tempo irraggiungibile per tutti. Anche il canadese Erik Guay, che aveva fatto registrare degli intertempi migliori di quello dell'altoatesino, deve cedere il passo chiudendo la prova con un ritardo di 13 centesimi, così come Hannes Reichelt, che ha concluso la propria gara al terzo posto con 36 centesimi di ritardo. È un capolavoro non solo di forza, ma anche di bravura tattica, visto che Dominik è riuscito a sciare con una velocità superiore ai 100 km orari sulla micidiale S della Huasbergkante, quando ha dovuto lottare anche contro la forza centrifuga per affrontare al meglio la lunga diagonale. Il gigante azzurro è consapevole di aver compiuto un vero e proprio miracolo, e anche se è sempre stato una persona di poche parole non nasconde la propria emozione: «Vincere a Kitzbuehel significa coronare il sogno di una vita: è la vittoria più bella, era un sogno che coltivavo sin da piccolo», ha dichiarato entusiasta. Il suo secondo successo in stagione dopo il trionfo di Bormio è arrivato con un pizzico di sofferenza: «Quando ho visto Guay davanti a me mi sono spaventato, ma alla fine è andata bene. Ci ho messo molto del mio, è stato fantastico vedere tutta quella gente». Adesso il primo posto nella classifica di specialità potrebbe aprire nuovi scenari, ma Paris preferisce volare basso: «» vero, sono in prima posizione, tuttavia non penso di essere il più forte. Faremo i conti a fine stagione, fino ad adesso sono soddisfatto per la mia costanza di risultati perchè sono sempre con i più bravi». Si può parlare di una stagione bellissima, fino ad oggi, per questo ragazzo, che nel tempo libero ama suonare la chitarra e che da piccolo faceva il pastore di alta montagna per rafforzare i muscoli delle proprie gambe, che sono riusciti a non farlo cadere nelle insidiose curve della Streif. L'Italia si gode quindi il quarto successo in discesa libera in questa stagione, tutti e quattro ottenuti nelle tappe più prestigiose: Beaver Creek e Wengen con Innerhofer, Bormio e Kitzbuehel con Paris. L'azzurro ha aspettato fino alla fine Christof Innerhofer, che partito con il dorsale 46 in seguito alla penalizzazione di giovedì ha chiuso al ventiduesimo posto. Grande paura per Peter Fill, protagonista di una spaventosa caduta a grande velocità quando aveva fatto registrare un buon tempo intermedio: «Ho qualche dolorino ai due polsi, soprattutto al sinistro, ma le radiografie hanno escluso qualsiasi complicanza», ha affermato; «ho sprecato una bella occasione perchè sentivo di andare forte e con la caduta ho spaccato uno sci, forse un po' strafare e l'ho pagata».

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