Il 7 febbraio compirà 30 anni e ad Amsterdam riavrà quello che gli era stato ingiustamente tolto.
Leprossime convocazioni per l'amichevole contro l'Olanda comprenderanno anche il portierone laziale che sta portando tanti punti alla causa. L'ufficialità domenica 3 febbraio dopo la partita contro il Genoa a Marassi poi la certezza di essere tornato alla base quando leggerà di essere stato inserito nella lista azzurra per la prima gara amichevole dell'anno. Con merito. Marchetti ha sempre riconosciuto il lavoro della squadra che riesce ad esaltare le sua caratteristiche e gli ha permesso di riconquistare l'Italia: «L'organizzazione - spiega il numero 22 biancoceleste - e la stima dei compagni sono fondamentali per dimostrare le proprie qualità.Senza di loro nessun risultato è possibile». Aveva sempre detto: «Soltanto se riuscirò a parare bene con la Lazio, avrò la soddisfazione di tornare in nazionale». E adesso è arrivato il giusto premio per un redimento fantastico. Tra qualche giorno si chiudere il percorso di Marchetti passato dalla stelle alle stalle nel 2010, dai mondiali alla lite con Cellino che ha bloccato la sua crescita calcistica per un anno. Poi l'intuizione di Lotito, Tare e Reja (il tecnico goriziano caldeggiò molto il suo acquisto preferendolo a Storari), l'arrivo la Lazio e la lenta ma inesorabile crescita che lo sta per riportare dove era partito: in maglia azzurra. Vive il suo momento magico con la semplicità di un ragazzo riservato che solo in campo si trasforma fino a diventare uno dei leader della Lazio targata Petkovic. Lo si è visto anche l'altra sera a Torino quando Peluso ha staccato sopra Lulic commettendo un fallo molto evidente. Solo lui ha protestato con veemenza avendo notato l'irregolarità commessa dal difensore della Juventus e anche al fischio finale ha provato a spiegare all'arbitro Damato che il gol andava annullato. Stavolta è stato meno furioso rispetto all'episodio di Udine quando Bergonzi fece perdere la calma anche a lui. Si beccò tre giornate di squalifica e da allora cerca di evitare certi errori, si concentra solo sulla sua specialità: le parate anche se martedì sera non ha retto alla palese spinta ai danni del suo compagno di squadra. «È saltato così alto a prendere quella palla solo perché si è appoggiato su Lulic», ha confermato negli spogliatoi dello Juventus Stadium dove si esalta ogni volta di più. Anche a novembre aveva bloccato gli attacchi juventini con parate straordinarie, si è ripetuto su Matri e Vidal tenendo in partita la sua squadra quando la diga biancoceleste stava per cedere. Ora riabbraccia l'azzurro in attesa per uno scherzo del destino ad Amsterdam proprio la sede designata dall'Uefa per la finale dell'Europa League. E Federico Marchetti spera sia solo un segno del destino sognando il bis a maggio con la maglia della Lazio.