Sabatini tra Santon, Haidara e Bellomo
Ieriun deprimente pareggio ha asciugato le ultimissime gocce di speranza per un posto in Champions. La Roma, al momento, è fuori dall'Europa, ha due punti in meno rispetto allo scorso anno nonostante il «bonus» di Cagliari e deve aggrapparsi alla Coppa Italia per dare un senso compiuto alla sua stagione. Prima della sfida con l'Inter Baldini è entrato nello spogliatoio giallorosso per motivare il gruppo e ricordargli l'importanza della Champions, unico traguardo in grado di dare un nuovo slancio economico al progetto. «Perché sia una stagione positiva - ha ricordato il dg nel prepartita - la risposta che non lascerebbe dubbi è arrivare tra i primi tre posti, pensavamo di competere e non abbiamo ancora rinunciato all'idea». Adesso diventa davvero dura. Zeman lo sa e a fine partita parla con un filo di voce. Debole, come la fiducia che si può avere guardando la classifica. I fischi dell'Olimpico a fine partita sono la naturale conseguenza. «Non li ho sentiti - dice l'allenatore - comunque ci sono in tutti gli stadi quando non si vince». E adesso? «Voglio onorare il campionato fino all'ultima giornata e la coppa, la squadra arriverà dove merita. Sono arrivati quattordici elementi nuovi e c'è bisogno di tempo per assemblarli. Bisogna giocarsela ancora, ci sono tante partite da fare. Non ci sentiamo fuori, speriamo di dimostrarlo sul campo». Un disco rotto ormai da oltre un anno: la Roma insegue, fa progetti in grande ma non riesce a crescere. Eppure il boemo è «convinto di aver fatto meglio stasera che nella gara d'andata a Milano, in cui l'Inter ci ha creato molti più problemi. A San Siro abbiamo trovato i gol, stavolta no». Colpa del solito difetto di una squadra senza cattiveria e ieri anche senza forza e lucidità. «La prima mezzora abbiamo giocato bene, poi - sottolinea Zeman - si è fatta sentire la stanchezza di Firenze, soprattutto a centrocampo. È il reparto che finora mi è piaciuto di più ma oggi l'assenza di Pjanic ci ha tolto molto». Davanti Lamela non è piaciuto. «Senza palla è difficile che si muove, non si rende conto che ha fatto dieci gol perché è entrato dentro l'area. Sono mancati i movimenti davanti, in allenamento ci vengono, in partita no ma sono convinto che riusciremo a farli. Comunque abbiamo ancora il migliore attacco (ce l'ha la Juve in realtà, ndr) e continuiamo a costruire quindi posso essere contento per le prestazioni, non per i risultati. Ci mancano nove punti e mi riferisco a Bologna, Udinese, Sampdoria». Il cambio di De Rossi all'intervallo ha fatto pensare all'ennesima puntata del caso, invece questa volta non ha deciso Zeman ma un infortunio. «Non so quanto dovrà fermarsi - spiega il tecnico - Tachtsidis ha sbagliato come gli altri, da lui qualche errore non me l'aspettavo ma ha fatto anche giocate importanti». Le proteste dei giallorossi sul sospetto tocco di braccio di Guarin nell'azione dell'1-1 trovano la sponda del boemo. «Secondo me era fallo, ma forse involontario» dice il tecnico che dal mercato si aspetta «qualcosina: ma non dobbiamo sbagliare la scelta». L'unica buona notizia della serata gliela danno in tv: Moggi non si candida più alle elezioni. «Meno male» il commento laconico di Zeman. E su questo è davvero difficile dargli torto.