Beretta presidente, Lega divisa
Dopotre Assemblee, cinque votazioni senza esito, tante parole e altrettanti scontri, i venti club della serie A hanno abbandonato ogni progetto innovativo e preferito l'usato garantito, il primo e unico reggente della Lega nata nell'estate del 2010 dalla scissione con la B, il presidente dimissionario dal marzo 2011 per l'incarico ricevuto in Unicredit, dov'è tuttora responsabile della struttura «Identity and Communications». Beretta avrebbe voluto fare un passo indietro – almeno a parole – ma i continui litigi tra i presidenti hanno stravolto i piani. E allora via Abodi – il candidato sostenuto da Juventus, Inter e Roma, arrivato vicino all'elezione nell'Assemblea dello scorso dicembre (11 voti sui 14 necessari) ma poi bocciato e tornato a presiedere la Lega di B – e via Ezio Maria Simonelli – appoggiato da Milan e Lazio – per far spazio al presidente uscente, sostenuto a gran voce da Lotito. Juve, Inter, Roma e Fiorentina non hanno preso affatto bene la scelta dell'Assemblea e la conseguente esclusione dal novero delle cariche direttive (Galliani vicepresidente, Lotito e Pulvirenti consiglieri federali, De Laurentiis, Cairo, Cellino, Ghirardi, Guaraldi, Percassi, Pozzo, Preziosi e Lo Monaco consiglieri di Lega). «Avevamo presentato una proposta per un calcio più efficiente – ha dichiarato l'amministratore delegato della Roma Claudio Fenucci – Abodi era un candidato credibile e preparato, ma hanno prevalso logiche diverse, si è pensato solo alla spartizione delle cariche. Mi risulta difficile vedere uno sviluppo del calcio italiano senza Juve, Inter, Roma e Fiorentina». Sulla stessa linea Agnelli («Questo governo rappresenta il 30 percento del calcio italiano») e Angelo Maria Moratti («Ancora una volta si è deciso di sposare la vecchia mentalità»), mentre De Laurentiis («Non è uno scandalo»), Galliani («Le polemiche sono inutili, questa Lega tutela le minoranze»), Lotito («Beretta è l'innovazione nella continuazione, l'unica persona in grado di realizzare le riforme necessarie») e naturalmente lo stesso Beretta hanno spiegato le ragioni della scelta: «Dovevamo perfezionare l'assetto della Lega prima del Consiglio federale, questa era l'unica soluzione possibile. E il ritorno di Galliani ai vertici è un segnale formidabile. Un mandato a lungo termine? Inutile ipotizzarlo. Piuttosto concentriamoci sulle riforme da fare nei prossimi mesi». Considerate le premesse, non sarà un'impresa semplice.