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Adesso avanti tutta.

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Enon per scaramanzia, ma perché preferisce «toccare» i risultati prima di alzare le braccia al cielo. È chiaro, però, che adesso inizia a crederci, gli obiettivi sono lì, può vederli, in particolar modo la coppa Italia e il campionato (l'obiettivo dichiarato qui è la Champions, ndr). La partita di Palermo non è una sfida che si vince facilmente, anche se la differenza tra le due squadre è notevole la Sicilia è sempre una terra ostica: «Abbiamo qualche giorno in più per preparare la gara - spiega il tecnico a Lazio Style Radio -, cercheremo di fare qualche richiamo fisico e sarà l'ultimo mese per lavorare in maniera più dura. Poi avremo tutte sfide ravvicinate, 13-14 partite». L'allenatore biancoceleste si concentra sulla road map. Oggi doppia seduta, «serve pulire un po' il serbatoio così che possiamo andare ancora più forte. Cosa mi spaventa della trasferta di Palermo? Dobbiamo avere tanto rispetto ma anche tanta fiducia, dobbiamo sfruttare le loro debolezze e cercare di dominare una partita non facile da vincere. I ragazzi sono carichi, l'avversario vorrà vincere ma servirà tanta testa e cuore, e crederci fino in fondo. Dobbiamo mantenere questa forza e serenità mentale, e portarla anche a livello fisico come nel secondo tempo contro l'Atalanta». È il gruppo a fare la differenza. È tutta la Lazio. Petkovic lo ripete dal momento del suo arrivo, l'estate scorsa. Ogni singolo deve essere ben integrato e aver ritrovato il - quasi - miglior Hernanes lo fa sentire meglio. Dopo le reti con il Catania l'abbraccio tra i due ha significato molto: «È l'immagine emblematica della Lazio - spiega il tecnico biancoceleste -, dare per ricevere, voglio dar loro la possibilità di esprimersi al meglio e questi gesti di apprezzamento fanno piacere. C'è un bel rapporto tra di noi e credo che questo si veda anche dall'esterno. I ragazzi mi seguono, capita anche che azzecco qualche mossa (ride, ndr) come capiterà che potrò sbagliare. Ma l'importante è rimanere umili e uniti tra di noi». Si vede anche dall'esterno se i complimenti arrivano anche dal critico dei critici tra gli allenatori, quel Zeman che siede su una panchina che scotta dall'altra parte del Tevere: «Tutto ciò che si merita prima o poi torna, in alcune partite meritavamo qualcosa in più. La fortuna c'è stata d'aiuto ma soprattutto la consapevolezza della nostra forza» ha fatto la differenza. I complimenti per il lavoro svolto finora sono arrivati anche per bocca di Gattuso: «Mi fanno piacere - risponde Petkovic -, sono molto onorato di sentire queste parole da giocatori che hanno militato in Italia. Ma è anche un obbligo crescere e fare sempre meglio. Il calcio svizzero non va sottovalutato, lì mi conoscono bene, mi ha aiutato a rilanciarmi in Italia perché nel calcio non esiste il passato ma solo il presente per migliorare il domani». I miglioramenti della Lazio passano anche per i Cana che in difesa hanno trovato miglior collocazione («sa guidare bene la squadra da lì e ci può dare una grande mano»), ma anche per Floccari, il vero vice-Klose: «È lo specchio del lavoro della Lazio, il lavoro premia tutti e ha premiato anche lui con i gol». E se davanti si segna, dietro la linea difensiva pare un muro: «Una casa si costruisce su basi solide - dice lui -, noi abbiamo una base solida in difesa e i nostri attaccanti sono i primi difensori. Tutti si sacrificano, e in questo abbiamo trovato un buon equilibrio». Equilibrio da mantenere pe restare in scia dei campioni d'Italia e conquistari altri tre punti per mantenere vivo il sogno di ricorsa dello scudetto.

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