Adriano Serafini «Abbiamo un problema».

Lasua Roma, come a Napoli, crea tanto e sbaglia altrettanto, tralasciando ogni discorso legato alla prestazione e consegnandosi alla dura realtà dei risultati. E il boemo prova a rattoppare come può: «Non abbiamo avuto un crollo, nel primo tempo abbiamo giocato bene, preparando buone occasioni da gol. Poi le abbiamo sbagliate e anche per quello nella ripresa ci siamo disuniti alla ricerca dell'individualità. La partita si è decisa con Marquinhos per terra sui tabelloni, non siamo riusciti a recuperare quel buco sulla fascia». Tra assenze e squalifiche, il commento sulla trasferta siciliana si concentra ancora una volta sull'esclusione di De Rossi, che accanto ad un acciaccato capitan Totti, continua a vivere dalla panchina il suo peggior anno in giallorosso: «Qualsiasi scelta viene discussa, io ho tre centrocampisti. Due di movimento, come Bradley e Florenzi, e oggi Tachtsidis che è più regista. Daniele è diverso, se gioca con Pjanic la squadra va meglio, ma senza di lui non mi piace come soluzione». Un concetto ripetuto più volte da Zeman, impassibile anche di fronte a chi gli chiede del patrimonio tecnico ed economico che sempre più spesso viene lasciato a guardare: «La bravura si dimostra sul campo, non si misura con quanto si guadagna. Oggi mi serviva di più Tachtsidis, e ho deciso di non farlo entrare perché giochiamo mercoledì a Firenze dove Daniele avrà occasione di farsi vedere». Dove con tutta probabilità tornerà anche Totti: «Si è messo a disposizione, ma dopo il riscaldamento per non rischiare ho deciso di risparmiarlo. Oggi ce l'avrebbe fatta, le prossime non lo so». Con Osvaldo rimasto a Roma, Destro spreca l'ennesima occasione di rilanciarsi per dimostrare le aspettative di un investimento estivo così importante. Un problema di testa e di atteggiamento, che poco è piaciuto a Zeman: «Si deve ricordare che non gioca più in provincia, abbiamo bisogno dei suoi gol. Deve essere più convinto e cattivo per diventare un grande giocatore». Le critiche del boemo non risparmiano nessuno, a partire dalle troppe individualità mostrate nella ripresa: «È difficile fare male agli avversari se non entriamo dentro l'area. Marquinho non l'ha fatto anche perché non ha le caratteristiche giuste, così come Dodò e Lamela che hanno giocato più per se stessi, nonostante il centrocampo stesse lavorando bene. Così non si vince». Dispiaciuto, ma più ottimista il commento finale di Burdisso: «Non siamo allo stesso punto di un anno fa, ora abbiamo una mentalità diversa quindi resto fiducioso». Con un pensiero finale a Destro: «Sta vivendo un momento difficile e per questo non c'è motivo di condannarlo. Noi abbiamo fiducia in lui e per questo avrà sempre il nostro sostegno. L'impegno è quello di lavorare sempre di più».