La Roma è al punto di prima.
Unrisultato, quest'ultimo, che nelle partite della Roma sembra ormai abolito. Il saldo è negativo. Gli investimenti fatti sul mercato e l'elevato tasso tecnico della squadra cozzano con il rendimento in un campionato che più mediocre non si può. È il momento di buttar giù due calcoli, come ha fatto ieri la società sul sito ufficiale. E magari aggiungere qualche domanda. Ce n'è una sempre attuale: il calcio di Zeman può pagare in serie A? La classifica, per adesso, dice di no. I 43 gol segnati - di cui 31 su azione - dal miglior attacco del campionato certificano i meriti del boemo, ma non sono abbastanza per sopperire alla valanga di reti incassate, da sempre un limite delle squadre zemaniane: 33, solo Pescara e Cagliari (ma anche qui ricorre il «tavolino) ne hanno prese di più, 35. La storia del nostro campionato dice che per ambire all'alta classifica non si possono subire 1.83 gol di media a partita come sta facendo la spericolata banda di Zeman: solo nelle stagioni 1947/47 e 1950/51 i giallorossi erano così perforabili al termine del girone d'andata. Questione di equilibri, vedi Napoli. Ma anche di errori dei singoli. Dagli stenti iniziali di Piris e Balzaretti, alla «storica» questione del portiere, la difesa della Roma continua a scricchiolare. Stekelenburg è una certezza venuta meno, Goicoechea una soluzione che può soddisfare Zeman e pochi altri: l'uruguaiano è più partecipe e bravo nelle uscite ma continua a non convincere tra i pali. Quando manca Marquinhos, poi, sono dolori visto che con lui in campo la Roma prende un gol ogni 66 minuti, mentre ne bastano la metà quando non c'è. Una mano lì dietro dovrebbe darla De Rossi, un altro dei bocciati nelle pagelle di metà anno. A Napoli non stava bene, dai problemi di torcicollo è passato alla febbre, ma il suo rendimento globale è insufficiente e il caso resta sempre lì in sospeso. Meno male che c'è Totti. Il capitano ha giocato sempre, spesso (San Paolo compreso) è stato il migliore e guida la classifica degli assist a quota 50. Spetterebbe ai centravanti sfruttarli. Osvaldo ci sta riuscendo e semmai ha altri problemi, Destro no. Il marchigiano accusa il «salto» da Siena e il peso del suo cartellino, ma quello che lo frena di più è la sensazione di non essere ancora un titolare. Dover dimostrare di poterlo diventare ogni volta che gioca lo porta a sbagliare. Il tempo per rifarsi non gli manca. Come alla Roma, una squadra comunque in crescita rispetto a inizio anno. Riguardando ieri in tv la partita di Napoli i dirigenti hanno mantenuto le impressioni positive di domenica sera: il risultato è fin troppo severo. Zeman proverà a ricaricare i giocatori da oggi in vista di tre gare della verità racchiuse in sette giorni: Catania, Fiorentina in Coppa Italia e Inter i prossimi ostacoli. Dall'America Pallotta è sempre più coinvolto e si informa ora per ora sulla squadra, la sua «emanazione» Zanzi oggi avrà la prima riunione operativa con i manager. La voglia di far bene non manca, i risultati sì.