Lazio Sognando il tricolore
Chiude l'andata a cinque punti dalla Juve: tutti i motivi per crederci Nel 2000 la rimonta di Eriksson regalò il secondo storico scudetto
Iblitz inattesi di Samp e Pescara in casa di Juventus e Fiorentina, il ko dell'Inter a Udine per chiudere una giornata da incorniciare che rende ancora più pesante la vittoria conquistata contro il Cagliari nel gelo dell'Olimpico (solo il Napoli ha tenuto il passo). A fine giornata cinque punti di ritardo dalla vetta, dagli imprendibili campioni d'Italia sono diventati improvvisamente pochi. Il successo di sabato notte, il primo in rimonta (solo contro la Roma nel derby Ledesma & Co. erano riusciti a ribaltare il punteggio chiudendo poi sul 3-2), in una notte che sembrava stregata con i due legni iniziali, regala certezze ai biancocelesti. Ci sono tanti motivi per credere al colpo grosso, allo scudetto per intenderci soprattutto perché negli anni passati si è sempre puntato alla Champions League per poi vedersela portare via dalla rimonta dell'Udinese nelle fasi finali del campionato. Stavolta sognare il tricolore potrebbe essere propedeutico a blindare la posizione che consente di giocarsi la coppa dalle grandi orecchie, vero traguardo stagionale che si erano prefissi i dirigenti della Lazio.La solidità mostrata dalla squadra che ha subìto solo diciannove reti nel girone d'andata è un elemento fondamentale. Marchetti subisce gol col contagocce (due nelle ultime sette partite di campionato, uno su rigore dal Parma e quello di Sau dell'altra sera), la difesa tiene bene aggrappandosi alla coppia stagionata Dias-Biava, a centrocampo c'è tanta qualità, in attacco si segna anche senza Klose visto che le ultime due sfide sono state decise da Hernanes, Konko e Candreva. Trentanove punti, eguagliato il record di Eriksson nelle prime diciannove giornate fa ritornare in mente lo scudetto del 2000, il secondo della storia biancoceleste. Inoltre, la truppa guidata da Mancini, Simeone e Veron dopo un clamoroso calo invernale recuperò nove punti nelle ultime otto giornate di quel campionato vinto il 14 maggio alle 18,04. Qualcuno vede similitudini tra le due formazioni, con più qualità quella di tredici anni fa, con grande temperamento quella attuale. Di certo il modulo è lo stesso, il 4-5-1 dove allora c'era Simone Inzaghi (o Salas) in attacco mentre adesso c'è quel cecchino di Klose che anche quando non è al meglio lascia lo stesso il segno sulla partita con due-tre giocate decisive per il risultato finale. Similitudini, segnali, è una corsa dei tifosi a provare a crederci sempre di più. Anche perché mai come in questa stagione il destino si è schierato con la Lazio. A Firenze Bergonzi aveva affossato le speranze di Petkovic con un arbitraggio vergognoso, ma poi l'ostilità è finita. Qualche piccolo vantaggio contro Parma e Cagliari e sostanziale bilancio in parità per le decisioni arbitrali. Quindi, posizione di classifica strameritata con qualche ottima prestazione tipo Milan, derby, Udinese e Inter e qualche caduta ingiusta come quella col Genoa all'Olimpico e a Firenze e due sconfitte sacrosante come a Napoli e Catania. C'è anche un calendario che regala speranze nelle prossime quattro partite anche se i risultati di ieri confermano che in Italia non ci siano gare facili. Domenica prossima arriva l'Atalanta all'Olimpico, poi la trasferta di Palermo, infine ancora in casa contro il Chievo prima di chiudere questo mini-ciclo con la trasferta a Genova. Solo dopo ci sarà il Napoli e le partite di Europa League, c'è la possibilità teorica di salire ancora mettendo pressione alla Juve e guadagnando qualche altra lunghezza nei confronti delle altre concorrenti in lotta per un posto in Champions. Adesso sarà fondamentale Vladimir Petkovic per gestire il momento positivo senza far perdere ai suoi giocatori la mentalità da provinciale che ha portato così in alto la sua creatura. Solo se si resterà con i piedi per terra e la squadra riuscirà a mantenere la concentrazione mostrata dal derby in poi centrando dodici risultati utili consecutivi, sarà possibile continuare a sognare grandi traguardi. L'allenatore croato - che, peraltro, durante le vacanze natalizie ha sottoposto la sua truppa a pesanti sedute atletiche - dovrà continuare a lavorare sulla mentalità di un gruppo che di sicuro gioca meglio, ma che deve credere ancora di più di poter agguantare la Juventus in fuga dall'inizio della stagione. Aspettando magari un regalo sul mercato dal presidente Lotito.