Razzismo Tutto il calcio tifa Milan
Nell'amichevole con la Pro Patria pioggia di cori razzisti contro i giocatori di colore Boateng e i compagni fermano la partita e l'Italia s'indigna: «Basta gesti incivili»
Diinsulti. Boateng, Niang, Emanuelson e Muntari offesi in campo dai tifosi avversari. A ripetizione. Perché hanno la pelle scura. Poi, sotto l'ennesimo coro dei fanatici intolleranti, Boateng si ferma, esausto, prende con le mani il pallone e lo scaglia contro quei tifosi in tribuna che non avevano fatto altro che dare prova di inciviltà fino a quel momento. Si toglie la maglia. Furioso. Come furiosi sono tutti gli altri giocatori. E prende la via degli spogliatoi. Dalla panchina capitan Ambrosini si alza e ritira la squadra. Tutti via: la partita amichevole (?) tra il Milan e la Pro Patria a Busto Arsizio è sospesa al 26' per cori razzisti. L'attentato allo sport ferisce l'Italia e tutto il mondo del calcio. E, con una velocità rara di fronte a episodi simili, gli ultras vengono identificati poco dopo dalle forze dell'ordine grazie all'utilizzo delle telecamere a circuito chiuso: per loro si prevedono sanzioni amministrative e penali. Intanto il Paese s'indigna. A iniziare dal tecnico rossonero: «Siamo dispiaciuti ed amareggiati per quanto successo - dice Allegri - però credo che il Milan non rientrando in campo abbia fatto la scelta giusta. Bisogna smetterla con questi gesti incivili, l'Italia deve migliorare sotto questo punto di vista e diventare un Paese più civile, educato ed intelligente. Spiace per i giocatori della Pro Patria e per la gran parte del pubblico ma non potevamo prendere una decisione diversa. Spero che questa cosa abbia un seguito se dovesse capitare anche in gare ufficiali dai Dilettanti fino alla Serie A». Capitan Ambrosini è lapidario: «Non si può tollerare una cosa del genere. Bisognava dare un segnale. Non si può andare avanti con questa situazione». Poi arrivano i loro commenti, quelli dei milanisti di colore protagonisti della vicenda. Boateng su Twitter: «È una vergogna che accadano ancora certe cose». La sua compagna, Melissa Satta, è una furia: «Vergogna cori razzisti, è gente che non merita niente!», scrive sul social network. Niang, altra vittima degli insulti, ammette che «la squadra ha fatto bene» ad andare via, «per me era la prima volta, in Francia non è così. Non voglio che questa cosa si ripeta ancora. Anche contro il Real o contro il Barcellona: se succede ancora andiamo via». Inutili le parole di rammarico da parte del patron della Pro Patria, Pietro Vavassori, o del capitano della squadra: il danno è troppo grosso e poi su quegli spalti era già arrivata una multa, pagata dalla società, per cori razzisti. Eppure, in uno dei giorni più brutti per lo sport, il sindaco di Busto Arsizio riesce a bacchettare Boateng per aver tirato la palla sugli spalti con rabbia: «Se questo fosse successo in un Milan-Sampdoria la società rossonera non avrebbe sanzionato Boateng? È stato come un fallo di reazione, si è lasciato andare a un'indegna reazione». A sentire i commenti di giornata, per fortuna, in realtà tutto il mondo del calcio e civile è dalla parte di Boateng e dei rossoneri. La reazione del Milan è «comprensibile e condivisibile» secondo il presidente della Figc Giancarlo Abete per il quale «nessuna sanzione può cancellare lo sdegno per un episodio inqualificabile e intollerabile». «Siamo stanchi - dice invece il ct Cesare Prandelli -, deve crescere la reazione. Tutti insieme in poco tempo riusciremo a rovinare i programmi a questi personaggi». Il presidente Mario Macalli annuncia che «la Lega Pro si costituirà parte civile nei confronti dei responsabili». Oltre al mondo della politica, da Maroni a Formigoni, al calcio italiano, da El Shaarawy e Montolivo solidali con i compagni, alla comunità ebraica romana e alla comunità del mondo arabo in Italia, a Barbara Berlusconi che chiede di «fermare anche la serie A in caso di razzismo», oltre al presidente dell'Aic, Damiano Tommasi, che chiede «di riuscire a cacciare dagli stadi certi personaggi», l'eco della notizia ha sconvolto anche il resto del mondo. L'episodio non è passato inosservato agli occhi dei calciatori oltreconfine, da Rio Ferdinand a Viera, come ha suscitato l'indignazione del Robert F. Kennedy Center, istituto che si occupa di diritti umani. A fine serata la Pro Patria si scusa in un comunicato che si inginocchia di fronte a una giornata che resterà nella storia di tutto il calcio italiano.