Insulti razzisti, combine, omofobia, droga.
Secondol'inchiesta, il 26% degli interessati ha sentito insulti razzisti durante un match. Il 14%, invece, ha ammesso l'esistenza di accordi per truccare gli incontri. Secondo la metà dei giocatori chiamati in causa dal magazine, l'uso di cocaina o altre sostanze «ricreative» è molto diffuso soprattutto nei periodi di vacanza, quando i controlli antidoping allentano la presa. Per il 25% del campione, un calciatore gay andrebbe incontro a grossi problemi in caso di coming out. Tra le «confessioni», spiccano anche ammissioni tipicamente calcistiche: il 70% ritiene giusto simulare per ottenere un calcio di rigore. Per il 57%, inoltre, i giocatori non guadagnano troppo. C'è un 25%, poi, che usa il fascino del «football player» per far colpo sulle donne. Oltre agli undici giocatori della Premier League, hanno partecipato al sondaggio, in forma anonima, anche 29 dalla Championship, 18 dalla League One, 31 dalla League Two e 11 dalla Scottish Premier League. «Anche in forma anonima pensavamo che i giocatori sarebbero stati riluttanti a dare un parere brutalmente onesto sulle questioni in gioco. Niente di più sbagliato», ha detto l'editore della rivista David Hall. Secondo il 54% l'idea di giocatori fedeli per tutta la carriera ad un club è obsoleta e quasi un quarto ha detto che non si preoccupa di perdere una partita quando gioca bene. Il 43% reputa ci siano troppi giocatori stranieri nel campionato inglese. E il 78% ha detto che la depressione è un problema per i calciatori.