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Riparte la corsa maledetta

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Unagara spietata, massacrante, che però di Africa non ha ormai più niente dal 2009, anno in cui è stata spostata definitivamente in Sudamerica: dodici mesi prima, l'organizzazione aveva annullato la corsa in quanto non poteva garantire l'incolumità dei partecipanti europei a causa dell'uccisione di alcuni turisti francesi in Mauritania, stato nel quale si sarebbero dovute disputare molte prove. Quella che una volta si chiamava Parigi-Dakar, insomma, è stata snaturata nel suo senso più profondo: anche quest'anno il rally si disputerà lontano dal continente nero, con partenza dal Perù e arrivo a Santiago del Cile dopo 14 giorni di gara e uno di riposo trascorsi tutti in America Latina, con più di 8 mila chilometri da affrontare. Le difficoltà c'erano e restano, basti pensare al fatto che il via della Dakar 2013 sarà dato per la prima volta nel bel mezzo di un deserto, ma visto che non si corre più in Africa è ormai diventata un altro tipo di gara, seppur sempre estrema. Non si parte più dal freddo di Parigi, spesso imbiancata dalla neve, per arrivare alla spiaggia rosa di Dakar dopo giorni trascorsi a temperature torride, e soprattutto non c'è più l'abbraccio ideale tra due continenti: Europa e Africa. L'impossibilità di garantire la sicurezza minima ai partecipanti è solo uno dei tanti problemi che la Dakar ha dovuto affrontare fin dal 1977, anno in cui si è svolta la prima edizione: troppo spesso l'aspetto sportivo è passato in secondo piano a causa delle innumerevoli tragedie che hanno costellato le varie edizioni. Ben 25 piloti hanno perso la vita lungo le strade, non solo in terra africana ma anche in quella sudamericana, visto che le ultime vittime risalgono una all'anno scorso e un'altra al 2009. Nel conteggio generale, al tragico appello rispondono anche due italiani, i motociclisti Giampaolo Marinoni nel 1986 e Fabrizio Meoni nel 2005, quest'ultimo capace di vincere ben due edizioni, nel 2001 e nel 2002. Ma le tragedie fanno parte del dna della Dakar, visto che l'ideatore, il francese Thierry Sabine, ha ideato la corsa dopo aver rischiato di morire in mezzo al deserto durante un altro rally e ha perso la vita proprio mentre stava seguendo la sua creatura a bordo di un elicottero che è precipitato. Fatto sta che gli appassionati non vogliono rinunciare al fascino di questa corsa che si svolge tra la vita e la morte: auto, moto, quad e camion si presenteranno domani ai blocchi di partenza per cercare di contrastare i francesi, che sono i principali favoriti per il successo finale dopo aver conquistato la vittoria sia tra le auto che tra le moto: tra i camion l'italiano Niki Biasion si prepara alla sua decima partecipazione.

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