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Malagò per il rinnovamento

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Il numero uno dell'Aniene vuole cambiare il sistema «Ritorno alla base e cultura d'impresa che lo sport ha perso»

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Preferiscoaffidare la mia valutazione ad un giudizio. Ed i giudizi sono sempre relativi più che assoluti. Il Coni, così come lo conosciamo, ha quasi 70 anni. Ha avuto per presidenti, nell'ordine, Onesti, Carraro, Gattai, Pescante e Petrucci. Il giudizio globale è più che buono. Petrucci merita, secondo me, un discreto». 2)«Più o meno quello che ha trovato. Con qualche ruga in più». 3)«Con la convinzione di poter dare qualcosa di nuovo e di utile e penso di importante al mondo dello sport italiano che è da sempre il mio mondo, non solo da quando sono entrato a far parte della Giunta Esecutiva del Coni». 4)«Perché dovrebbero avere la sensazione e spero la convinzione che conosco a fondo i problemi di tutte le loro discipline e che le rispetto tutte allo stesso modo, perché metto passione ed energia in tutto quello che faccio unite alla cultura d'impresa, caratteristiche che i vertici sportivi sembrano nel tempo avere perso». 5) «La ricerca assoluta della qualità. Nella cura e selezione delle "materie prime", nel saperle mettere insieme restando al passo con i tempi. Lo sport è stato sempre - o quasi - una delle facce belle del nostro Paese. Tutti se ne devono rendere conto, tutti - a tutti i livelli - debbono operare perché questo patrimonio non solo non si disperda ma deve essere valorizzato al massimo. Solo partendo da questa consapevolezza culturale si potranno ottenere anche in futuro risultati come quelli ai quali siamo arrivati nel passato». 6)«Ritorno alla base. In questa semplice formuletta ci può essere molto del mio programma. La base è tutto quello che negli ultimi vent'anni sembra essersi allontanato terribilmente dal vertice. I praticanti, il volontariato, il territorio, le federazioni e discipline sportive intese nell'essenzialità della loro vita e non solo nel loro ruolo di "conquistatrici" di medaglie e che spesso si traducono quando vincono, in merito delle attenzioni del vertice e quando perdono, gli errori rischiano di essere solo i loro. Tornare alla base non vuol dire andare indietro, tutt'altro. Alla base ci si deve andare anche per recuperare le forze e ottenere dei risultati dove con l'abbrivio della solita quotidianità è impossibile arrivare». 7)«Lo sport italiano innegabilmente deve molto alla politica. Il suo famoso modello di autonomia si regge su una illuminata scelta fatta dalla nostra politica tanti anni fa. C'è stato un momento in cui forse di mezzi lo sport italiano ne ha avuti anche troppi e questo forse fa sentire povero chi ha memoria di quei tempi. Roma 2020? Diciamo che il momento della scelta del Governo è capitato in una congiuntura poco felice. Taglio dei fondi? Meno pesante di quello che ha toccato altri settori della vita del Paese. Legge sugli stadi? È vero, un'occasione buttata al vento, un'autentica vergogna. Penso che con una manovra di fiancheggiamento e pressione più mirata si sarebbe potuti arrivare a ben altri risultati, senza lasciare all'opinione pubblica che la cosa stesse a cuore solo agli interessi dei club». 8)«Assolutamente favorevole. Sono convinto che i Giochi farebbero bene a Roma, sportiva e no, e che Roma farebbe bene ai Giochi restituendo ai massimi livelli quei valori storici e morali che ne hanno caratterizzato la storia». 9) «Bisogna saper vivere le dinamiche del proprio tempo. Non ci si può compiacere e sentirsi la Mecca del mondo dello sport se grandi campioni e grandi tecnici vengono da noi e strapparsi le vesti quando qualcuno preferisce andare a lavorare altrove. Ora la crociata prende spunto dal caso Cerioni. Se era giusto oltre che conveniente fare di più. So che Messina e Pianigiani allenano in Russia ed in Turchia, Lippi in Cina, Zaccheroni in Giappone, Mancini, Di Matteo e Zola in Inghilterra, so dei Barbolini, Anastasi, Frigoni e non so quanti altri che sono sulle panchine della pallavolo di mezzo mondo. Cerchiamo di produrre il meglio e di tenercelo. Se poi se ne va, tanti auguri e cercheremo di farne uno migliore. È la globalizzazione e bisogna accettarlo, sapendo però che il mondo dello sport italiano deve creare i presupposti all'altezza della competizione degli altri Paesi». 10) «Lo sport è uno. È stata questa una grande vittoria dell'olimpismo. I giochi di Londra hanno rappresentato il momento più grande di questa unione. E forse non a caso. Credo ne sia convinto anche l'amico Luca Pancalli, protagonista del miracolo italiano, che era stato fautore della creazione del Comitato paralimpico e che adesso credo punta ad un rientro nell'ambito del Foro Italico». Tiz. Car.

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