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di Gianfranco Giubilo Roma capoccia, che orgoglio chiudere l'anno in gloria.

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Inquesta città che non ha rivali al mondo, magari anche negli aspetti negativi renitenti ai tentativi di modifica, travalicare il luogo comune della rivalità cittadina, per inquadrare più luminosi obiettivi, non è cosa da poco. Significa ritrovare una dignità gratificata da riconoscimenti unanimi, qualcuno magari a bocca storta, significa uscire, tenendosi per mano, da un anonimato che coinvolgeva puntualmente una delle sponde, se non entrambe: come negli anni bui nei quali tacitamente si patteggiava un punticino a testa, svelenendo i derby, ma nello stesso tempo privandoli di ogni emozione. Sarebbe stato difficile preconizzare che la Capitale sarebbe andata incontro al nuovo anno così altera, con una presenza così nell'alta classifica. Che, inevitabile ricordarlo, è arrivata a proporre un campionatino a formato ridotto: nel quale manca la mira più ambiziosa, una volta accettata la superiorità che la Juventus sta imponendo con ritmi proibitivi, però i bersagli sotto tiro diventano due, i posti che garantiscono l'accesso all'Europa della nobiltà. E sia pure, per quanto riguarda il terzo gradino del podio, attraverso la tagliola degli spareggi. Classifica e ordine alfabetico impongono il primo piano per la Lazio, che era guardata alla vigilia con uno scetticismo del tutto immotivato. Era stata puntuale protagonista, negli anni recenti, del nuovo tecnico si sapeva poco, ma portava con sé la garanzia di un conoscitore di calcio come Igli Tare e la conseguente fiducia di Lotito. Un presidente che, nonostante i mugugni di una parte del tifo, scontenta di certe operazioni di pulizia invece apprezzabili, buon fiuto ne ha esibito spesso. La Lazio attuale, al di là dell'innata simpatia che Vladimir Petkovic si è conquistato grazie anche a un elevato livello culturale, è l'immagine della solidità. Non ha un organico sontuoso, ma ha saputo far fronte con disinvoltura anche agli scomodi impegni che l'Europa League impone, in campionato conforta la sua classifica con atteggiamenti mai spavaldi, ma dettati dalla sicurezza nei propri mezzi, auspice di serenità. Dispone di protagonisti assoluti, come quel tedesco che il Bayern aveva considerato uno scarto e al quale neanche Loew sa rinunciare. Ma altri pretendono il primo piano, dal metronomo Ledesma al Mauri che inventa letali soluzioni offensive. Non ci sono punti deboli, ma piace ricordare come rappresenti un'assoluta garanzia Biava, seconda giovinezza straordinaria. La Roma è proiettata verso il futuro, traguardo testimoniato non soltanto da un'età media più che verde, tanto da assorbire il sovrappeso imposto dall'impareggiabile qualità di Totti. Tasso di talento elevatissimo, continuità da perfezionare, se Zeman si libererà da qualche visione integralista i progressi saranno garantiti. Bilancio dell'attività societaria da promozione piena. Penso che gli arrivi in due stagioni di gente come Pjanic, Lamela, Marquinhos, Osvaldo, Castan sia eloquente biglietto da visita, anche per mire non così lontane.

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