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Ciclismo

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Re Wiggins L'inglese domina il Tour e le Olimpiadi Armstrong perde l'onore e tutti i titoli

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Neabbiamo avuto riprova pochi giorni dopo la fine del Tour, allorché ai Giochi di Londra Wiggins ha avuto l'onore di suonare la Olympic Bell (la campana che, nella cerimonia inaugurale, dava simbolicamente il via alla manifestazione). Non solo: le gare ciclistiche, su strada e in pista, hanno avuto il record di presenze di pubblico in tutti i Giochi. Wiggo (ha vinto l'oro nella cronometro, mentre l'altro amatissimo figlio d'Albione, Mark Cavendish, ha fallito l'appuntamento con la prova in linea (vinta dal veterano Vinokourov). In pista, invece, il dominio britannico (7 medaglie vinte sulle 10 disponibili) è stato incontrastato. È stato, il 2012, anche l'anno in cui Vincenzo Nibali è assurto definitivamente a un ruolo di primo piano a livello internazionale. Il 28enne di Messina ha iniziato subito forte, vincendo in marzo la Tirreno-Adriatico e chiudendo al terzo posto (alle spalle del sorprendente australiano Gerrans e di Cancellara) una garibaldina Milano-Sanremo; andando poi vicinissimo a conquistare la Liegi (secondo, superato nel finale dal kazako Iglinskiy), e dando il meglio di sé al Tour, terminato con un onorevole terzo posto alle spalle del citato Wiggins e di Chris Froome, altro alfiere d'Inghilterra. Se Nibali si è imposto come uno dei nomi migliori per i grandi giri, l'Italia è tornata anche a vincere dopo 3 anni una classica (Gasparotto all'Amstel Gold Race in aprile); ma il nome più affascinante che il nostro movimento ha proposto è quello dell'ultimo erede di una stirpe sacra (si parva licet...): Moreno Moser, nipote di Francesco, ha vinto 5 corse in stagione, dimostrando di avere una grande classe anche al di là dei risultati ottenuti. A 22 anni il trentino si profila come uno dei futuri crack del ciclismo mondiale. Uno che può già fregiarsi di tale titolo è Peter Sagan, slovacco anche lui 22enne, che ha vinto 16 corse (di cui 3 tappe al Tour) esibendo spesso una superiorità imbarazzante. La stessa superiorità che Tom Boonen, tornato ad antichi splendori, ha espresso nelle classiche del pavé: favorito anche da un infortunio che ha tolto di mezzo Cancellara, il belga ha vinto in rapida sequenza tra marzo e aprile GP Harelbeke, Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre (davanti a Pozzato e Ballan) e Parigi-Roubaix. Il Giro d'Italia, poi: la corsa rosa ha visto il declino di Ivan Basso (solo quinto), la sorpresa canadese di Ryder Hesjedal (il più regolare, vincitore alla fine), e le grandi prestazioni di Joaquim Rodríguez e Thomas De Gendt (che hanno completato il podio). Lo spagnolo ha poi chiuso in bellezza la stagione portandosi a casa il Lombardia, dopo aver perduto la Vuelta a España da Contador (redivivo!) e Valverde. Il Mondiale è invece finito nel carniere di Gilbert, che ha riscattato così una stagione deludente.Non deludente come quella di Lance Armstrong, che ha perso in un colpo solo 7 Tour: tutti quelli che aveva vinto gli sono stati tolti in seguito alle indagini sul doping nella sua squadra portate avanti dall'Agenzia Antidoping USA. Indagini che hanno evidenziato le complicità dell'Unione Ciclistica Internazionale. Come dire, il ciclismo brilla di luce propria, ma continua a scontare le magagne di una dirigenza di livello infimo.

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