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Formula Uno Il triplete di Vettel

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Il 2012 ha consacrato il talento del giovane pilota tedesco Per la Ferrari la consolazione di aver lottato fino all'ultimo

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Nonraccoglie simpatie, semina, piuttosto, un certo scetticismo. Troppo fortunato, troppo aiutato, troppo sponsorizzato. Ecco perché sulla terza tiara, al pari di Senna, Piquet, Brabham e Lauda, ogni gemma è una rivincita. Piegare la tenacia di Alonso lanciato in una stagione «speciale, irripetibile per molti versi», non era semplice. Mettere la museruola al mastino spagnolo, è stato un capolavoro. Vettel e la Red Bull (bersagliata dalle modifiche imposte dalla Fia durante il campionato) entra nella storia, Alonso nel cuore dei tifosi e degli addetti ai lavori che lo hanno eletto miglior pilota 2012. Nonostante gli errori e la poca lucidità nel finale, le critiche poco costruttive alla scuderia e i Tweet inviati e cancellati (in India). «Non c'è bisogno di vincere otto titoli per essere il più bravo. Senna ne ha conquistati tre ed è una leggenda» ha detto l'asturiano. E la patria di Senna ricorre in questo Mondiale. E' in Brasile che ìWonder boy” ha conquistato il terzo iride. «Mi lascia senza parole vincere dove è nato Ayrton» ha detto dopo la volatona nel GP di Interlagos, il più avventuroso della sua vita. Sette vincitori diversi nelle prime sette corse. Otto in tutta la stagione. Non è record, quello è fissato al 1982 quando furono undici, ma è la dimostrazione che è stata una corrida. Al debutto in Australia Button centra la terza vittoria personale ad Albert Park e per la prima volta la Red Bull si dimostra poco bilanciata. Alonso è quinto dopo una qualificazione disastrosa, peculiarità della Rossa 2012. L'inglese si ripeterà in Belgio e nel Gp del Brasile. Ride per primo, ma non per ultimo. La seconda prova è la roulette malese. Causa pioggia torrenziale la Safety Car neutralizza la gara per un'ora. Alla ripartenza, Alonso conquista un successo impensabile. In verità, con l'aiuto della Sauber che frena il rampante Perez. Il messicano, allevato a pane e Ferrari, era nettamente più rapido con le slick. Guarda caso fa un errore nel finale. Il ferrarista diventa leader mondiale e sarà di nuovo primo nel GP d'Europa e in Germania. La Cina è appannaggio di Rosberg. Alla vigilia, la Mercedes, che non vinceva dal 1955, aveva espresso la volontà di abbandonare la F1. Coincidenze. Dopo quattro tappe, in Bahrain, Vettel sale sul primo gradino del podio di una gara surreale: spalti vuoti e i fuochi della guerra civile oltre i cristalli dorati. A maggio si ritorna in Europa. La Spagna va all'outsider Maldonado (Hamilton perde la pole per insufficienza di carburante nel serbatoio) e Montecarlo al dormiente Webber che farà il bis in Gran Bretagna a inizio luglio. In Canada, finalmente, canta il coriaceo Hamilton. Sue anche la tecnica Ungheria, il tempio della velocità Monza e l'inedita Austin. L'Oriente ha gli occhi di Vettel. E' qui che, da Singapore all'India, ha costruito il «triplete»: 4 gare, 4 successi. Abu Dhabi e Brasile, invece, hanno smentito la nomea di uno bravo solo quando parte davanti. Due rimonte epiche e contro ogni ragionevole speranza. Nel deserto, penalizzato per lo stesso motivo di Hamilton a Barcellona, risale fino al terzo posto tra lo stupore generale. A Interlagos, finisce contromano toccato da Senna, recupera con un'auto danneggiata, corre senza radio e fa i pit-stop alla cieca. Anche se è vero che Vergne su Toro Rosso (squadra satellite Red Bull) parcheggia pur di farlo passare. I magnifici 2012 sono stati 8. L'ultimo è Raikkonen che illumina la notte di Yas Marina. Manca all'appello Massa, segno che in un anno così altalenante ha davvero deluso. Settimo in classifica piloti davanti a Grosjean. «Nella prima parte di stagione era in vacanza» ha detto Montezemolo. Infatti si è visto solo da inizio settembre dove ha messo alle corde perfino Alonso salvo poi sacrificarsi a Austin (retrocesso per volontà del team) e in Brasile (prego, passa). Che aggiungere su Alonso? Le due Lotus, prima il folle Grosjean che in Belgio gli è volato tra capo e collo, poi Raikkonen in Giappone, hanno impedito che prendesse punti in un momento delicato, ma è pur vero che da Hockenheim in poi non ha più vinto, che ha collezionato in totale cinque secondi posti,di cui due dietro alle meno accreditate Williams e Lotus, e cinque terzi posti di cui uno alle spalle della Sauber (Italia) e un altro della Mercedes (Monaco). Stecche che bilanciano i ritiri. A Maranello avevano inventato la monoposto che non si rompe, mai un ritiro, però si sono trascinati fino alla fine i problemi di trazione e carico aerodinamico. E qui la colpa è della galleria del vento di Maranello. Agli entusiastici valori non corrispondeva la telemetria della pista. In pratica, un handicap di quattro mesi. Campionato deciso anche dall' imprevedibile usura dei pneumatici e dai 1139 sorpassi. Per Alex Zanardi, il più audace è stato quello di Alonso su Grosjean a Valencia dopo l'ultima S.C. Tra quelli incredibili, menzione di disonore per Schumacher. Troppo brutto per esser vero il tamponamento a Vergne nel GP di Singapore. Inevitabile il secondo addio.

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