Rocchi rovina la festa a Zeman
TraZeman in versione romanista e il Milan non c'è mai stata partita all'Olimpico. Tre vittorie su tre, quella storica per 5-0 su Capello, una di misura e un poker indimenticabile ieri. Eppure il boemo non riesce a godersela fino in fondo. Anche stavolta l'arbitro Rocchi è riuscito a guastargli in parte la serata: prima l'espulsione severa di Marquinhos che mancherà a Napoli, poi un rigore per fallo su Pazzini partito però in fuorigioco. Davanti alle telecamere tv, mentre si parla d'altro, è proprio Zeman a interrompere gli intervistatori: «Volevo dire che sul rigore c'era offside. L'espulsione? L'ha preso col braccio, era un fallo da ammonizione ma l'arbitro ha visto diversamente e l'ha considerata chiara occasione da gol». L'aveva detto alla vigilia e lo ribadisce: il vento del Nord soffia ancora. «È normale sia così - spiega - visto che il calcio italiano s'è sempre giocato tra Milano e Torino. Ogni tanto si vede qualche gol non regolare: a qualcuno si dà, ad altri no. Se vi rivedete il campionato c'è chi è avvantaggiato. Se anche noi vincessimo tutte le partite acquisteremmo rispetto, purtroppo per ora non ci riusciamo e siamo trattati normalmente. A Roma è sempre più difficile fare calcio, sia adesso che tredici anni fa». Il tecnico continua la sua battaglia. Da solo. «L'allenatore - si limita a dire Baldini - fa un discorso legittimo riferito a presunti o reali torti arbitrali di cui noi come società non vogliamo parlare». Se sugli arbitri Zeman non può ricredersi, su De Rossi sì. «Ha giocato molto bene nel primo tempo dove è stato sicuramente il migliore. Ha fatto cose bellissime, non solo l'assist a Lamela: una prestazione eccezionale, da De Rossi, sicuramente la migliore di quest'anno. Poi è calato un po' come tutta la squadra, ha preso anche una botta e non riusciva più a seguire l'avversario: nel secondo abbiamo cercato di gestire il risultato e noi non sappiamo farlo. Ho scelto lui e Bradley perché sono giocatori di rottura e volevo fermare il Milan a metà campo. Pjanic? Fa il suo lavoro». Secondo molti questo è il centrocampo ideale ma guai a dirlo al boemo. «È la soluzione migliore secondo voi che la sapete sempre così lunga... Io cerco di fare il mio lavoro e mettere in campo quelli che mi danno più sicurezza di volta in volta. I giocatori ora mi amano? A me interessa che rendano, con qualcuno devo litigare, per finta, e pazienza se si infastidiscono: vanno stimolati». Dal miracolo di Pescara alla rinascita romanista il 2012 è stato il suo anno. Ma a Zeman piace che lo dicano gli altri. «Io faccio calcio per dare soddisfazione alla gente, oggi ne è venuta tanta e si è divertita». E ora può sognare un 2013 decisamente migliore. «Noi dobbiamo guardare di partita in partita, sono contento di aver fermato il Milan che aveva fatto buoni risultati ultimamente. Ora guardiamo avanti. Dobbiamo crescere in tutte le fasi, però quando vedo Totti che rincorre l'avversario sono contento: se giochiamo tutti insieme si va lontano». Il boemo, in chiusura, spiega le mansioni di Zago, prossimo «acquisto» per lo staff. «Viene ad aiutarci con i brasiliani: deve spiegargli cosa voglio da loro. Ma la squadra continuo a farla io». Nessuno si azzarderebbe mai a pensare il contrario.