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Simone Pieretti Non solo cinque maggio.

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Ilrisultato maturato all'Olimpico fece scalpore, l'immagine dell'hombre vertical Hector Cuper che mette la mano sul cuore dei suoi giocatori fu il prologo di una domenica che vide scendere il sipario del campionato sulle lacrime di Ronaldo. Un film già visto, nei cinegiornali dell'epoca nella stagione 1934-35. L'Inter è sempre l'Inter, ma per via del divieto del regime fascista da qualche tempo si chiama Ambrosiana. Meazza e compagni sono in testa alla classifica, appaiati alla Juve, e scendono a Roma per l'atto finale. I nerazzurri passano in vantaggio, ma il formidabile attacco laziale polverizza le ambizioni avversarie: pareggia Levratto, poi una tripletta di Piola mette fine ai sogni di gloria. Segna anche Meazza, ma non basta: finisce 4-2 proprio come il 5 maggio. E proprio come il 5 maggio è la Juve a festeggiare la conquista dello scudetto andando a vincere a Firenze. Abbandoniamo i ricordi in bianco e nero per tornare a contese più recenti. La più esaltante risale al 1998: a Parigi si gioca la finale della Coppa Uefa. Si fa festa prima, durante e dopo. I Campi Elisi e la Tour Eiffel sono un mare di bandiere biancocelesti, ma i ventimila tifosi non bastano a sostenere la Lazio che dopo pochi minuti è già sotto: segna il cileno Zamorano, il centravanti con la faccia da indios. Raddoppia Zanetti, chiude il conto Ronaldo che - con una finta - manda contemporaneamente per terra Marchegiani, e i quindicimila laziali assiepati in curva. Mentre gli interisti festeggiano, i sostenitori biancocelesti applaudono i propri beniamini. Il gemellaggio tra le due tifoserie resiste anche di fronte alla contesa europea. Nell'aprile del 2000 le due formazioni sono ancora di fronte per contendersi la coppa Italia. La prima finale si gioca all'Olimpico, Ronaldo torna in campo a cinque mesi dall'infortunio. L'Inter passa subito con Seedorf, Nedved firma il pareggio. Nella ripresa Lazio avanti con Simeone che raddoppia. Poi Ronaldo - ancora - lui che prova a involarsi verso la porta di Marchegiani. Ma cade, urla, si porta le mani sul ginocchio: sull'Olimpico scende il gelo, il giocatore esce in barella. Un altro incidente drammatico. La partita continua, ma in pratica finisce lì. Le squadre appena un mese prima si sono sfidate in campionato, con la Lazio capace di recuperare in extremis il doppio vantaggio nerazzurro. Nei secondi di recupero segna Pancaro, che mette fine a una serata da incubo dove Peruzzi para anche l'imparabile. Ma in occasione del gol non può nulla, è stato fisicamente abbattuto da Simone Inzaghi. A fine agosto si torna a giocare: la Lazio ha vinto lo scudetto e lo coppa Italia, ma il regolamento impone che debba giocarsi anche la finale di Supercoppa Italiana. Quella che scende in campo è la Lazio più forte di tutti i tempi, è la Lazio di Sergio Cragnotti: Peruzzi; Pancaro, Mihajlovic, Nesta, Favalli; Stankovic, Simeone, Veron, Nedved; Crespo, Lopez. Una squadra così non si era mai vista in un secolo di storia. E difficilmente si vedrà in futuro. Finisce quattro a tre, col bicipite di capitan Nesta sempre più sviluppato a forza di alzare trofei. Da una Supercoppa all'altra, da un trionfo scontato a uno inaspettato.Si vola a Pechino. Nel Nido d'Uccello l'aquila spicca un volo maestoso: Lazio batte Inter due a uno. Matuzalem e Rocchi griffano il successo contro l'Inter di Mourinho che a fine anno centrerà il Triplete. Lo Special One si prende la sua rivincita nove mesi dopo, andando a vincere all'Olimpico grazie ai gol di Samuel e Thiago Motta. I nerazzurri, a centoottanta minuti dal termine del campionato, mettono una seria ipoteca sullo scudetto: i tifosi interisti festeggiano, quelli laziali anche. L'Atalanta ha pareggiato col Bologna, La Lazio è salva anche se poi dovrà aspettare altre due gare per festaggiare l'obiettivo minimo. In tutti i sensi. Nel mezzo di queste sfide il caso Pandev, quel doloroso passaggio a parametro zero e un'antipatia mai nascosta tra i due club, Lotito e Morati divisi sul mercato e nelle battaglie in Lega ma questa è una storia che si deve ancora scrivere.

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