Lazio-Inter L'altro derby di Petkovic
i.Sabato sera faranno il loro ingresso sulle panchine dell'Olimpico i due tecnici rivelazione della serie A. Fino a poco tempo fa sconosciuti agli occhi delle tifoserie, adesso sono gli allenatori sotto i riflettori. Per spirito, audacia e preparazione professionali il mondo del calcio italiano riconosce le loro doti. Nel big match dell'anticipo serale della diciassettesima giornata di campionato inietteranno tutta la loro filosofia di gioco. E almeno per qualche settimana uno dei due sarà incoronato rivelazione principe della stagione 2012-2013. Lazio-Inter è una sfida tra due allenatori ex-sconosciuti con tanti punti di contatto e qualche divergenza. La tattica Quando è arrivato a Formello Vladimir Petkovic (nato a Sarajevo 49 anni fa) non aveva idea di cosa potesse diventare la sua Lazio. Sapeva solo che c'era tanto lavoro da fare con una squadra che non sarebbe stata stravolta dal mercato estivo. Non a caso nella prima parte di preparazione pre-campionato aveva messo in piedi diversi moduli tattici. Questo perché, come ha detto lui stesso all'arrivo, la sua idea di gioco si deve adattare alle caratteristiche dei giocatori. Dopo la fase di sperimentazione Petkovic ha trovato nel 4-1-4-1 il modello di riferimento che ha a variato all'occorrenza in un 4-3-3 o 3-4-3 o 4-4-2 a seconda degli uomini a disposizione. Il suo gioco si concentra sulle fasce e la tenuta alta del baricentro della squadra per favorire il pressing. Andrea Stramaccioni (nato a Roma 36 anni fa), anche, è uno che non lascia nulla al caso. Dopo aver coperto l'emergenza nel finale della scorsa stagione s'è conquistato la fiducia di Moratti dimostrando che la sua Inter può cambiare pelle a ogni partita. Non ha un modulo fisso. Imposta la formazione a seconda dell'avversario (ecco perché, anche quando allenava nei settori giovanili, mandava i suoi uomini a studiare le altre squadre) e, soprattutto, dei giocatori che ha a disposizione. Nelle ultime settimane è passato alla difesa a tre schierando il 3-4-1-2, mentre a inizio anno era partito con il 4-3-2-1. È possibile che sabato sera cambi ancora scendendo all'Olimpico con le tre punte. Non stupirebbe, perché è un tecnico in grado di stravolgere il modulo anche tre volte nella stessa partita. Ma il vero pallino di Stramaccioni, oltre ai calci da fermo, è la difesa, ne cura ogni dettaglio. Del resto, quando giocava, era quello il suo ruolo. Il carattere Il lato che unisce Petkovic e Stramaccioni è quello culturale. Tutti e due hanno studiato come fare al meglio il loro mestiere e continuano a farlo ogni giorno. Sono dei perfezionisti. Sicuri dei propri mezzi e quando mettono in campo le proprie idee le portano fino in fondo. Essere venuti dal «nulla» li rende umili e anche nelle vittorie vanno alla ricerca del dettaglio negativo per migliorare. Forse Petkovic è più introverso, ma non è quel «sergente di ferro» che alcuni avevano descritto. Sicuramente è più svizzero che bosniaco. Mentre Stramaccioni è più estroverso e, complice l'età, è riuscito a conquistare l'amicizia sia dei piccoli delle giovanili della Roma (quando faceva la gavetta nella Capitale) sia di fuoriclasse come Cassano che, notoriamente, non ha un carattere facile. I risultati Classifica: 34 punti l'Inter, 30 la Lazio. Stramaccioni s'è imposto, con la vittoria colNapoli, la figura di anti-Juve; Petkovic va alla ricerca del posto in Champions che la Lazio sogna da anni. In questa stagione, su sedici giornate di campionato, il tecnico nerazzurro ha collezionato undici vittorie, un pareggio e quattro sconfitte; l'allenatore biancoceleste conta nove vittorie, tre pareggi e quattro sconfitte. La Lazio fa un po' fatica a vincere fuori casa, mentre all'Olimpico ha una media scudetto. Quasi un derby Petkovic ha vinto quello ufficiale con la Roma. Adesso dovrà battere l'Inter per aggiudicarsi un piccolo derby in panchina. Stramaccioni, infatti, è romanista. Come allenatore è un'«invenzione» di Bruno Conti che gli ha dato in mano parte delle giovanili giallorossi. Inoltre, il tecnico romano, quando si laureò in giurisprudenza lo fece con una tesi su Franco Sensi. La sua fede, dunque, è indiscussa. Per Petkovic battere l'Inter vorrebbe dire negare una soddisfazione ai cugini romanisti. A iniziare da Stramaccioni.