Agnelli: «In Ucraina per vincere il girone»
Trai convocati ci sono Chiellini (che resta però in dubbio: il polpaccio non è ancora del tutto guarito e non si correranno rischi inutili) e Caceres, non Lucio e Bendtner, affaticati e rimasti a Torino magari a preparare le valigie per traslocare nel mercato di gennaio. «Ci aspetta una partita estremamente importante – ha detto ieri Agnelli - anche se una vittoria garantirebbe la vetta del girone, una sconfitta l'eliminazione». In mezzo, appunto, il pareggio: la Juve non raggiunge gli ottavi di Champions dal 2009, quando fu eliminata dal Chelsea. Nel frattempo, la società è stata multata di diecimila euro per lo striscione offensivo nei confronti della tragedia di Superga apparso sabato allo stadio: «La supremazia del tifo non deve manifestarsi nel ricordo delle tragedie altrui - ha commentato Agnelli - le tragedie non hanno nessuna fede». Farlo capire a chi frequenta le curve non pare impresa facile, però. «Mi aspettavo una presa di posizione del genere - ha detto Sandro Mazzola, che a Superga ha perso papà Valentino - Gianni Agnelli ammirava il Grande Torino. E chi ha esposto quello striscione non può definirsi tifoso: deve solo guardare nell'abisso che ha dentro». Meglio pensare solo al calcio giocato, comunque e finchè si può. Pareggiando (almeno) a Donetsk, la Juve tornerebbe agli ottavi di Champions dopo tre anni: l'ultima volta è datata 2009, quando venne estromessa dal Chelsea. Da allora in avanti, solo delusioni e per di più in Europa League. Adesso l'aria è cambiata: e domani sera, anche se farà un freddo del diavolo, Conte sentirà il tepore giusto. Sarà la sua ultima partita da squalificato: domenica, a Palermo, sarà di nuovo lì sotto. In panchina dopo tanti box in tribuna.