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di Tiziano Carmellini Giusto così! Battiamo ai rigori l'Inghilterra di Hodgson e andiamo a giocare la semifinale di questo Europeo vissuto fin qui a fari spenti ma che adesso inizia a far gola allo strepitoso gruppo di Prandelli.

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Eppure,nonostante un dominio totale, questo quarto di finale contro l'Inghilterra l'Italia ha rischiato anche di perderlo: sarebbe stata una beffa clamorosa (alzi la mano chi dopo il palo di De Rossi al 3' non ha pensato che la serata era stregata...), soprattutto per i duemila tifosi azzurri surclassati dai quindicimila inglesi che hanno affollato lo stadio di Kiev. E meno male che i padroni del calcio «minestrato» erano gli italiani: all'Inghilterra è bastata una buona dose di cura-Capello per apprendere e mettere in campo un non-gioco per certi versi imbarazzante. Mentre gli azzurri producono gioco, loro stanno lì dietro rintanati aspettando di colpire in contropiede. Ma si vede che Balotelli &Co. spaventano la retroguardia di Hodgson sempre o quasi in affanno quando l'Italia affonda. Il giovane colored bresciano soffre tutta la pressione che l'estenuante attesa della sfida gli ha caricato sulle spalle: sbaglia un paio di gol già fatti, risponde a brutto muso a De Rossi dopo l'ennesimo errore (screzio subito chiarito) e non trova mai il passo per fare la differenza pur rimanendo sempre il punto di riferimento offensivo dell'Italia. Le scelte di Prandelli comunque pagano dal punto di vista tattico (Montolivo meglio di Thiago Motta, in crescita Balzaretti e Abate. Molto bene Nocerino e Diamanti). Insomma siamo noi a fare l'Inghilterra che invece non arriva mai o quasi dalle parti di Buffon e gioca sempre di rimessa, tutti dietro al pallone, per un primo tempo tutto di marca azzurra. E la ripresa non non cambia la dinamica di una gara che gli azzurri potrebbero chiudere più volte: la palla ce l'hanno sempre gli uomini di Prandelli che si perdono però negli ultimi metri. E in questo sport il possesso palla sterile non ti fa vincere le partite: serve cuore, coraggio e stavolta gli azzurri ci mettono di tutto un po'... ma gli è mancato il pragamatismo per mettere subito in bacheca una gara dominata in largo e lungo. E quando Proença fischia la fine dei novanta minuti regolamentari, all'Italia non resta molto in mano (se non tanta rabbia, l'infortunio di De Rossi e un successo morale che però non fa classifica): possesso palla forsennato, tante occasioni e altrettanti errori. Anche perché il copione non cambierà nemmeno ai supplementari nei quali gli azzurri colpiranno un altro palo conDiamanti: l'uomo ella provvidenza. Proprio lui pochi minuti dopo farà gioire una nazione intera realizzando il rigore decisivo in una roulette che poteva rimandare a casa la squadra che, onestamente, aveva giocato il miglior quarto di finale. E ora giovedì c'è la Germania, per una semifinale dal sapore mondiale: politico, economico, alla faccia dello spread, cercando di rimandare a casa la solita «culona». È già successo a Dorthmund (6 luglio 2006), al comando c'era già lei e a Berlino andammo noi... Ricordate come andò a finire!?

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