Prandelli ora ci crede
PerPrandelli, cresciuto calcisticamente con quell'Italia-Germania 4-3 a Mexico '70 che ha fatto la storia di questo sport fantastico, è il sogno di un bambino che diventa realtà. «Italia-Germania 4-3 del '70 per noi ragazzi di 14 anni era "la partita". Ricordo che la vidi in tv con mio padre, è stata la più grande emozione dal calcio». Il ct azzurro sa di essere a un passo dall'impresa, perché se la sua Italia giovedì riuscisse a superare l'ostacolo tedesco, potrebbe succedere davvero tutto. La gioia del dominio contro l'Inghilterra è ormai un ricordo, perché c'è da pensare al futuro senza però dimenticare quanto fatto fin qui e cercando di migliorare dove finora l'Italia è mancata: i gol dei suoi attaccanti. «La partita di ieri era la più difficile per Mario e Antonio - dice difendendo l'operato delle due punte utilizzate contro gli inglesi - perché abbiamo trovato una squadra che giocava con la linea difensiva e con il centrocampo raccolti in 15 metri. Balotelli è stato un punto di riferimento, gli è mancata un po' di fortuna nelle conclusioni: ma si è fatto trovare pronto, la sua prova è stata più che sufficiente. Cassano è andato al tiro 3 volte, è alla quarta partita in pochi giorni dopo tanti mesi di inattività: sappiamo che può soffrire per il ritmo della gara... Averne di giocatori come Cassano, anche per 40-50 minuti...». Ma la testa è già alla sfida di giovedì: una partita da prendere con le molle anche per la voglia di rivalsa dei tedeschi che contro l'Italia non hanno mai vinto nella fase finale di un torneo ufficiale (Europei e Mondiali). «La Germania è molto forte, ma nessuno è invincibile. L'Italia non ha il "braccino corto", cresce e giocherà con coraggio per attaccare». Quindi un colpo alla Uefa: perché in questa fase risparmiare energie è fondamentale. «Abbiamo poco tempo per recuperare, due giorni in meno rispetto alla Germania sono tanti. Giocare una semifinale con tale disparità non è sinonimo di spettacolo. La Uefa dovrà affrontare il problema del calendario nel prossimo torneo». La differenza la faranno ancora una volta la voglia e la testa: e di quelle questa Italia sembra averne in abbondanza. «Dobbiamo mettere in campo una squadra atleticamente viva, ci sarà da lottare. Se prepariamo bene la partita - continua il ct azzurro - non ci sono squadre invincibili. Spagna e Germania sono veramente forti, ma tutti in qualche momento concedono qualcosa». E a questa Italia che continua nella sua evoluzione calcistica, può bastare. Prandelli ci crede, punta tutto sul suo gruppo e chiede concentrazione in vista della sfida a una delle favorite del torneo. «La squadra cresce partita dopo partita, vuole misurarsi con i grandi avversari giocando a calcio. In queste gare abbiamo avuto il coraggio di provare e siamo stati premiati. Ci sono tanti modi per arrivare al risultato, siamo obbligati a cercare di seguire questa strada». Un percorso fatto di testa e cuore. «A fare la differenza - insiste Prandelli - sono le squadre che hanno coraggio di giocare per novanta minuti. Per la prima volta, forse, questi ragazzi si rendono conto di avere qualità straordinarie». Doti che l'Italia non ha scoperto a caso, ma sono state evidenziate dal lungo lavoro di Prandelli che adesso ne raccoglie i meritati frutti: senza però dimenticare qual è la storia calcistica di questo Paese. Alla faccia del catenaccio. «Non dobbiamo dimenticare il nostro passato, ma siamo consapevoli che possiamo offrire un calcio propositivo. Abbiamo la responsabilità di provarci: se siamo 17esimi nel ranking Uefa, vuol dire che c'è qualche problema. Se non vogliamo vedere Mondiali e Europei davanti alla tv, dobbiamo darci una mossa. E il messaggio deve partire dall'alto». Quello del tecnico alla «sua» Italia è chiaro: avanti a testa bassa e senza paura... meglio rischiare che restare a guardare gli altri che fanno calcio. «In questo momento - chiude Prandelli - penso a quali giocatori posso recuperare. Penso alla preparazione della gara. Se pensiamo tutti che giovedì sarà una gara difficile e equilibrata fino alla fine, usciremo vincitori. Se pensiamo ad altro, non abbiamo possibilità». La strada è quella giusta, ma per tornare allo stadio di Kiev per la finale c'è prima una tappa imprescindibile: la semifinale a Varsavia contro la Germania. Una partita che, tradizione a parte, l'Italia non può sbagliare.